Procura di Genova, le 9 e 45 del mattino. Aula aperta e pubblico in piedi, dallaltra parte delle recinzioni. Cè anche lei, vittima di un furto nel proprio negozio, che aspetta il momento di deporre contro uno dei ladri, arrestato dalla polizia. Ma intanto osserva la gente: curiosi, studenti, parenti degli imputati. Tra di loro, cè anche una donna di 43 anni, di origini romene. Alla derubata passa un lampo negli occhi: «Io, quella lì, mi pare di averla già vista. Anzi, sono sicura. Lho vista nel mio negozio. Cioè, vuoi vedere che...».
Dimprovviso, «quel» volto si rivela per quello che è: il volto della complice del furto di cui si va a processare il colpevole. «È lei - conferma a se stessa la vittima dei malviventi -. Non ho dubbi. È entrata nel negozio con il ladro, lo ha aiutato, ed è riuscita a fuggire. La polizia è risalita solo a lui, lo ha arrestato, ma lei ha fato perdere le tracce. E ora me la ritrovo davanti».
A quel punto, la testimone-vittima avverte con discrezione il poliziotto che le sta accanto.
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