Milano dividerà con le altre città il peso degli stranieri rifugiati. L’sos del Comune è stato accolto dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Diamo a queste persone l’accoglienza che meritano, ma anche un aiuto ai Comuni, per non lasciare al caso il peso su di uno piuttosto che sull’altro», ha detto Maroni dopo aver incontrato in prefettura il sindaco di Milano Letizia Moratti e i primi cittadini di altre grandi città.
La Moratti non vuol parlare di un «tetto», ma di una redistribuzione fra i Comuni di un peso - umanitario e assistenziale, dunque economico - che ora grava solo sui centri più grossi. L’appello milanese era arrivato al Viminale nei giorni caldi delle proteste animate dagli immigrati africani. Quelli che avevano occupato un ex albergo di Bruzzano per poi dar vita a una vera e propria rivolta urbana con tanto di scontri con la polizia e interruzione di strade e binari. «Oggi i rifugiati di Milano sono quasi 600, e 250 sono in lista d’attesa per altri 200 posti», ha spiegato il sindaco, facendo capire che Palazzo Marino intende fermare qui la sua disponibilità di asilo e protezione umanitaria, che già oggi costa 8 milioni annui.
La questione sarà al centro di un tavolo che il ministero intende istituire a breve, per studiare con l’Anci gli aspetti normativi e finanziari. La Moratti si è detta «estremamente soddisfatta» di questa disponibilità. Di un «tetto» ai rifugiati parla invece la prefettura. Anche se Palazzo Diotti ammette che il numero massimo degli aventi diritto all’asilo politico potrebbe superare i 700-800 a cui guarda il Comune: «Nel Lazio sono alcune migliaia» ricorda il prefetto Gian Valerio Lombardi.
Proprio Lombardi è interessato direttamente all’altra novità annunciata ieri: il prefetto di Milano, come gli altri due incaricati di gestire l’emergenza rom, vedrà prorogato il suo mandato commissariale, in scadenza nei prossimi giorni, per portare a termine la «fase 2» sui campi nomadi. «Dopo il censimento - ha annunciato il sindaco - si procederà con i progetti». Obiettivo: dotare i campi di servizi, ridimensionarli e metterli in sicurezza. «C’è già stato un alleggerimento», si è passati infatti da circa 5mila a 3500 unità presenti negli insediamenti milanesi. «Ora ci sarà un alleggerimento ulteriore», ha annunciato il sindaco.
Il prefetto ha confermato l’intenzione - condivisa da Palazzo Marino - di chiudere presto i campi rom i via Bonfadini e via Novara, facendo di via Idro un campo di transito. E ha anticipato la chiusura del campo del Triboniano. I tempi sono più dilatati. «Per l’Expo potrebbe essere superato proprio» ha detto Lombardi. Per l’esposizione universale infatti in quell’area è previsto «un grande progetto di viabilità».
L’ultimo dossier sul tavolo di prefettura e Comune è quello della moschea e del centro islamico di viale Jenner: «Non ne abbiamo discusso» ha tagliato corto il sindaco. «Torneremo a parlarne dopo l’estate»,
ha annunciato il prefetto.
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