Ma siete scemi a voler stabilire un tetto per i supermanager di Stato? No, siete furbetti, perché volete cavalcare l’opinione pubblica inferocita, ma non considerate il danno che fate.
Lo scandalo della pubblica amministrazione non sono gli alti stipendi ai supermanager, ma i criteri di nomina e di controllo per vagliare il loro rendimento. Se un supermanager, soffiato a un’azienda privata, risana un’azienda pubblica merita un gran stipendio come quello che percepiva nel privato. Semmai, il criterio intelligente è agganciare la sua retribuzione a parametri oggettivi di rendimento: allo stipendiobase è aggiunto un gran premio che riceverà a risultati conseguiti.
Invece è agghiacciante l’idea del tetto agli stipendi, e ancor più la proposta sovietica della Lega di agganciare i superstipendi alle indennità dei parlamentari, sapendo che i parlamentari sono selezionati con criteri aberranti e servili mentre a un supermanager si richiedono requisiti di eccellenza.
Ricordo che quando dovevamo nominare in Rai il direttore generale mi azzardai a sondare un supermanager di un’azienda telefonica:quando seppe il pur notevole stipendio che gli offrivamo s’indignò per la proposta, perché era un quinto di quello che gli dava la sua azienda...
E non c’è nemmeno il prestigio di servire lo Stato, semmai il pubblico disprezzo (in Rai poi...). Capite perché poi le eccellenze scappano. Ma se i supermanager sono clientes o sono scelti con i criteri con cui si candidano i parlamentari, beh, allora sì: se sono submanager meritano il minimo salariale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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