Tfr, no dei Commercianti all’accordo «Metodo sbagliato, mai più da Prodi»

Sangalli, presidente Confcommercio: intesa incompiuta. Proteste anche di Ugl e artigiani

da Roma

L’intesa sul Tfr fra governo, sindacati confederali e Confindustria è «frutto di una concertazione a corsie preferenziali», dunque la Confcommercio non la firmerà. Il «no» della più importante organizzazione del terziario è una tegola per il governo. «Non andremo più a palazzo Chigi», giura il presidente Carlo Sangalli. Ma le ripercussioni della concertazione a quattro, adottata da Prodi in questa occasione, non finiscono qui: l’Ugl, al termine di un incontro a palazzo Chigi fra il segretario Renata Polverini e il presidente del Consiglio, ha annunciato che a sua volta non firmerà l’intesa sul Tfr, mantenendo ferma la manifestazione fissata per il 10 novembre a Roma. E anche gli artigiani protestano, ricordando al governo che non è la Confindustria a rappresentarli al tavolo negoziale.
La Confcommercio, in una nota, contesta il merito ma soprattutto il metodo seguito dal governo nella trattativa sul Tfr. Nel merito, definisce l’accordo «un’incompiuta, perché il trasferimento di risorse all’Inps non consente il decollo della previdenza integrativa. Il provvedimento dovrà essere ridiscusso già nel 2008 - aggiunge la confederazione - ed è frutto di una concertazione a corsie preferenziali». Il governo, lamenta la Confcommercio, ha deciso di escludere chi rappresenta l’intera area del turismo, commercio e servizi, l’unico settore che ha retto in questi anni sul fronte della crescita e dell’occupazione. «È evidente - conclude la nota - che questa situazione sancisce la fine della concertazione».
Anche le organizzazioni dell’artigianato sono sul piede di guerra. Se i provvedimenti più dannosi per le piccole e medie imprese non saranno eliminati dalla Finanziaria, avverte il presidente della Cna Ivan Malavasi, gli artigiani proclameranno lo stato di mobilitazione. «La manovra, fra l’altro, prevede un maggior costo previdenziale di 832 milioni di euro per il 2007 e 962 milioni a regime», ricorda Malavasi. E il segretario Gian Carlo Sangalli osserva che 5 milioni e mezzo di imprese sono state escluse dal «film girato a palazzo Chigi».

Al ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani non è rimasto che promettere che i punti più controversi saranno modificati. Anche la Confartigianato sta valutando se intraprendere forme di protesta (compresa una manifestazione a Roma), che potrebbero essere deliberate nei prossimi giorni.

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