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La Thailandia è in rivolta: "E' stato d'emergenza" Deputati via in elicottero

A Bangkok le camicie rosse irrompono nel parlamento: armi strappate agli agenti. I politici costretti alla fuga in elicottero. Proclamato lo stato d'emergenza: via al coprifuoco

La Thailandia è in rivolta: 
"E' stato d'emergenza" 
Deputati via in elicottero

Bangkok - Momenti di panico a Bangkok. Il governo thailandese ha proclamato lo stato d’emergenza a Bangkok e in altre cinque province. La decisione è stata annunciata dal primo ministro Abhisit Vejjajiva, dopo che le camicie rosse, i militanti fedeli al deposto premier Thaskin Shinawatra, hanno fatto irruzione in Parlamento costringendo i ministri a fuggire in elicottero. Il governo thailandese ha deciso di usare le maniere forti contro i manifestanti: "Le forze di sicurezza disperderanno i manifestanti che occupano i quartieri turistici e commerciali e arresteranno i leader delle camicie rosse".

La protesta delle camicie rosse Si tratta della giornata più drammatica dall’inizio delle proteste, il 12 marzo. Con lo stato d’emergenza sono proibite le adunate di più di 5 persone e si conferiscono all’esercito ampi poteri per disperdere gli assembramenti, anche se Abhisit ha ribadito che il governo non userà la forza. "L’obiettivo del governo è tornare alla normalità e garantire il rispetto della legge", ha dichiarato il premier in un messaggio televisivo.

Paralizzato il parlamento Il parlamento era stato costretto a sospendere un dibattito quando si era avuta notizia che 5mila camicie rosse avevano circondato l’edificio. Un’ora e mezza dopo un gruppo di manifestanti è riuscito a sfondare il cordone di sicurezza e a penetrare nel cortile del Parlamento, sfruttando il fatto che i soldati di guardia hanno avuto ordine di evitare lo scontro. Ad alcuni di loro sono stati sequestrati gas lacrimogeni. Nel palazzo si sono vissuti momenti di panico: i deputati sono fuggiti da uscite di sicurezza mentre i ministri presenti venivano portati via a bordo di elicotteri militari. Poco dopo i manifestanti si sono ritirati, facendo rientrare l’allarme per una possibile escalation golpista. Decine di migliaia di manifestanti continuano però a occupare il cuore turistico e commerciale di Bangkok e minacciano di restarvi fino a quando il governo non si dimetterà.

La protesta entra nel vivo L’irruzione in Parlamento sarebbe stata decisa da Arisman Pongruangrong, un ex cantante che guida l’ala dura delle camicie rosse e che ha risposto allo stato d’emergenza affermando che "ora sarà guerra, niente più negoziati". Gli altri leader della protesta avevano preso le distanze dall’assalto al Parlamento. Abhisit, che aveva già esteso fino al 20 aprile la Legge di sicurezza interna che conferisce poteri speciali ai militari, ha annullato la visita negli Usa in programma da sabato prossimo per un incontro con Barack Obama e la partecipazione al vertice sulla sicurezza nucleare.

Lo stato di emergenza In Thailandia lo stato di emergenza vieta gli assembramenti in pubblico di più di cinque persone e il controllo della sicurezza è affidato ai militari. Poco dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, uno dei leader dell’Udd, Veera Mooksikapong, ha messo in dubbio la fedeltà dell’esercito nei confronti del governo. "Credo che i soldati non gradiranno i suoi ordini", ha detto Veera rivolgendosi ai manifestanti accampati da sabato scorso all’incorcio della Ratchaprasong, nel cuore commerciale di Bangkok. "Non abbiamo paura", gli ha fatto eco un altro leader delle camicie rosse, Weng Tojirakarn, che ha aggiunto: "rimaniamo fermi nella nostra protesta non violenta".

Secondo Chaturon Chaisaeng, politico di lungo corso e un tempo alleato dell’ex premier miliardario Thaksin Shinawatra che dall’esilio di Dubai sostiene le camicie rosse, nè la polizia nè l’esercito vogliono intervenire per disperdere con la forza i manifestanti in piazza, almeno fino a quando la loro protesta resterà pacifica.

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