Come ti farcisco il tacchino

Alda Bruno, come viene ricordato nel risvolto di copertina del libretto edito da Sellerio, «ha scritto questa sua prima opera, un quadretto alla Woody Allen di un pranzo di Natale in famiglia, gossip e situazioni che si imbrogliano intorno al classico tacchino, vive tra Palermo e la campagna».

Prima edizione nel 2001, poi alcune ristampe sempre attuali perché, con i ricordi della tacchinata natalizia ancora vivi nella memoria, è piacevole andare a rivivere questi momenti in un racconto il cui significato va ovviamente ben oltre la preparazione del tacchino per il cenone del 24 o 25 di dicembre: «Per raggiungere il gusto compiuto del tacchino farcito i Malaspina impiegarono quattro generazioni, nelle quali l’abitudine di sposarsi e di risposarsi fra loro, se non portò un tocco di originalità negli inveterati valori, immise una folata di innovazioni se non altro nella pancia disossata del tacchino. Al principio del suo iter il tacchino, se pur farcito, non era disossato; anzi più che farcito era incinto di un piccioncino in umido...».

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