Tibet, bandiera o gadget? E la Mafai ammaina il ’68

da Torino
«No, quella non è in vendita», dice la hostess dell’associazione culturale Terra Insubre di Varese. Si riferisce alla bandiera del Tibet, appesa nel piccolo stand. È l’unica che abbiamo visto. Pare ce ne sia un’altra, in qualche altro padiglione. Eppure tutti vogliono comprarla. L’effetto gadget colpisce ancora. L’ente che la espone si dice impegnato a «ridefinire i concetti di Autonomia, Federalismo e Identità». Emanazione della Lega? Dicono di no, ma amano i simboli celtici e si vestono come Braveheart.
È L’IMMAGINE CHE CONTA
Il fotografo Leonardo Cèndamo ha capito come funziona. Si muove il meno possibile, aspetta nei punti strategici come un cacciatore da safari. Prima o poi nel suo obiettivo cadono tutti. E in effetti, basta che uno stia seduto su una poltrona nell’atrio dell’albergo Le Meridien, al Lingotto, e l’intero parterre della Fiera gli ruota intorno. Per esempio il pianista Giovanni Allevi, visto rilasciare interviste a raffica, in piedi o nella poltroncina. O il cantante Max Pezzali, assalito poco prima dai cacciatori di ricordi da telefonino. Gli scrittori passano spesso inosservati. Al convegno sui Booktrailer, i video ispirati ai libri, organizzato dalla libreria on line InternetBookshop, la gente si ferma non appena sul grande schermo partono i filmati. Guardate, guardate, qualcosa resterà.
GELO IN SALA
«Il movimento del ’68 non era interessato all’avanzamento della democrazia, tant’è vero che si disinteressò dei fatti di Praga e di Mosca». La frase, che gela la platea, esce a metà pomeriggio dalla bocca di Miriam Mafai, storica intellettuale di sinistra. Ritanna Armeni prova a smussare gli angoli, ma la signora ribadisce: «Chi lo nega, mente!». Forse ha proprio ragione lei. I maestri della Rivoluzione non amano il contraddittorio.
GRATIS? UN MIRACOLO
C’è uno sventolio di pagine, ma sono quasi sempre periodici in regalo. Puramente pubblicitari, il più delle volte. Ma ogni tanto no.

Satisfiction, dell’editore Paolo Cioni (Mattioli 1881) è una rivista letteraria, primo caso di free press culturale in Italia. Tutti, compreso l’ideatore Gian Paolo Serino, si augurano che rimanga libera dalle pressioni degli inserzionisti. Sarebbe un miracolo italiano.

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