Risultando per ora il peggior presidente della storia del Genoa (che a -3 in serie C non lo aveva mai portato nessuno), prima o poi Enrico Preziosi dovrà pur fornire una convincente spiegazione a una tifoseria che è arrivata ad accettare di pagare in massa abbonamenti da 19 partite di serie A per assistere a 17 incontri di serie C. Ma ciò detto perché è giusto dirlo, occorre immediatamente chiudere la memoria in cassaforte e concedere al presidente e alla squadra una tregua assoluta per l'intero mese di maggio. Mi rivolgo specialmente ai tifosi più caldi e arrabbiati: per un mese intero - dopotutto cos'è un mese in rapporto ai 113 anni del Grifone? - non debbono più esistere né «se» ne «ma» né «perché». Ne va del futuro e anzi della vita stessa del Vecchio Balordo che ciclicamente si ritrova preda di una maledizione che ridicolizza quella di Tutankhamen.
È il momento del realismo estremo. Perduta la promozione diretta, bisogna vincere i play-off. E basta. La squadra deve poter lavorare in pace a Pegli, senza scappare. A parte che non è mai lecito minacciare qualcuno, mai e poi mai, questa è oltretutto una squadra che se la minacci sbraca. E buonanotte. Se non ve la sentite di incoraggiarla, statevene a casa e lasciatela lavorare in tranquillità, al meglio delle proprie possibilità. Il primo passo, fondamentale, è quello di pareggiare a Terni per salvare il secondo posto e il conseguente diritto di giocare il primo incontro dei play-off in trasferta e il riconseguente diritto di passare il turno pur nella disgraziata ipotesi che non si andasse più in là di due pareggi. Se affrontata a cervelli accettabilmente sgombri, quella minima richiesta a Terni non va vista come un'impresa da far tremare i polsi.
E ora giurate. Giurate che sarà tregua assoluta, che dal presidente fino all'ultimo dei magazzinieri per un mese intero li lascerete totalmente in pace. Qualunque cosa accada.
È così che la Sampdoria si è tirata fuori da una situazione che avrebbe potuto volgersi in tragedia. Il presidente e i tifosi della Sampdoria hanno dato una dimostrazione di resistenza al dolore e all'umiliazione che più dignitosa di così non si può, roba da frati trappisti, altro che da dissennato calcio degli anni Duemila. Ecco perché non ho assolutamente condiviso il malumore di Novellino nei confronti dei tifosi di gradinata che per accettare l'omaggio della squadra sotto la Sud vogliono lasciar decantare la delusione per tutto il tempo che sarà necessario. Novellino è un amico che stimo come uomo prima ancòra che come grande allenatore che vorrei a occhi chiusi per qualsiasi squadra che mi stesse a cuore. Ma pur comprendendo la sua lealtà di capo in difesa dei sottoposti, pur condividendo la difesa della sua dignità di lavoratore indefesso a pro della causa blucerchiata, alla quale ha dato moltissimo - insieme con il manipolo dei suoi «ragazzi» più fidati - negli ultimi tre anni, in questo caso non mi sento di approvarlo. E sono certo che, ragionandoci sopra, lui stesso troverà modo di scusarsi. Tifosi così, caro Walter, da un'altra parte, qualunque parte, te li sogni.
Ora, memori della sofferta esperienza accumulata quest'anno, Marotta, Asmini e collaboratori stanno correndo giudiziosamente ai ripari. Nessuno s'aspetti la rivoluzione, che sarebbe fuori luogo. È vero che i sicuri partenti sono molti (Antonioli, Diana, Tonetto, Iuliano, Zamboni, Pavan, Dalla Bona, Mingozzi, Marchesetti, Colombo, Kutuzov) ma solo i primi tre erano titolari. Verranno dunque le agognate vacanze a restituire vigore e spirito vincente agli otto undicesimi della squadra base (Castellazzi in porta; Zenoni, Castellini, Falcone, Pisano in terza linea; Volpi-Palombo coppia di centrocampo; Flachi seconda punta) e agli altri che saranno sicuramente riconfermati (Sala, Bazzani, Foti). Rientreranno dai prestiti Domizzi (in aiuto a Volpi e Palombo) e Pagano che hanno fornito ottima prova di sé ad Ascoli e Bari.
A quel punto, dovendo gareggiare su due soli fronti, campionato e coppa Italia, senza volare troppo di fantasia si potrà tuttavia rivedere all'opera una Sampdoria degna di Novellino.
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