Pierluigi Bonora
da Milano
La valorizzazione del Made in Italy passa anche attraverso lo sfruttamento della creatività e della capacità delle imprese italiane di esportare, soprattutto nei Paesi emergenti, i metodi di produzione e di controllo della qualità. In pratica, le aziende italiane devono essere in grado di porre il proprio timbro anche alle produzioni straniere, assicurando quel valore aggiunto indispensabile per entrare nella lista dei maggiori compratori mondiali. È un modo, questo, che oltre a rafforzare il Made in Italy, dà alle piccole e medie imprese la possibilità di inserirsi in nuovi business e mettere al servizio di altre realtà il proprio patrimonio ingegneristico e di conoscenza. Al ministero delle Attività produttive sta per essere varata uniniziativa che va proprio in questa direzione: si chiama «Italian concept» ed è stata redatta da Alessandro Sciolari, direttore scientifico della Marketing university Ict, tra i consulenti del ministro Claudio Scajola stesso. LItalia, in sostanza, si pone davanti al mercato mondiale come laboratorio di ricerca e sviluppo delle imprese. «Il Made in Italy - spiega Sciolari - da solo non è più sufficiente per sostenere leconomia: il nuovo passo da compiere è aggredire i prodotti di massa, quelli che hanno enormi volumi di vendita nel mondo. Dobbiamo essere creatori, ideatori e progettisti delle produzioni che vengono realizzate fuori dai confini». Secondo lesperto «il livello tecnologico di un prodotto è legato al posto in cui è concepito e sviluppato, non necessariamente al luogo dove è materialmente realizzato».
Per Sciolari, quindi, lobiettivo è raggiungibile a patto che si realizzi una sorta di rivoluzione: convincersi, prima di tutto, che produrre allestero non è più un tabù; quindi considerare i Paesi emergenti, il vero territorio di conquista di «Italian concept», come potenziali alleati. «Con Italian concept ci proponiamo di attirare flussi commerciali internazionali affinché siano affidati al nostro Paese la gestione dei servizi ad alto valore aggiunto, che vanno dalle attività di studio dei comportamenti inclusi nelle numerose banche dati in possesso delle imprese estere, alla gestione dei rapporti di relazione con la clientela».
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