Il "Times": "La Dolce vita ormai è amara"

Dopo la stroncatura degli americani, ecco la bocciatura da parte degli inglesi. Stanco, vecchio, angosciato, depresso e povero. Così ieri il quotidiano britannico ha dipinto quello che resta del BelPaese

Il "Times": "La Dolce vita ormai è amara"

È il secondo quadro desolato del nostro Paese in pochi giorni. Il «dolce» che sostituisce l’«amaro». Come se per questo Natale e per l’anno nuovo, invece che un pacco di doni da Babbo Natale, l’Italia avesse ricevuto in anticipo un sacco di carbone dalla Befana. La vecchietta, questa volta, ha il volto di due giornalisti, i corrispondenti dall’Italia di due gloriose testate: otto giorni fa c’era stato Ian Fisher, del New York Times, ieri è stata la volta di Richard Owen del Times. Da New York, prima, da Londra ieri, due stoccate sono piombate sul nostro Paese. E arrivano dal cuore della finanza e dell’economia mondiale.
Stanco, vecchio, angosciato, depresso e povero. Così ieri il quotidiano britannico ha dipinto quello che resta del BelPaese. Schiacciato dalla burocrazia, vittima della gerontocrazia, trascinato in un gioco a perdere che sugli italiani ha prodotto un senso di frustrazione dominante: il senso del declino. Un declino - scrive Owen - che questa settimana ha raggiunto il suo momento più triste, quando l’Italia si è vista superare dalla Spagna in termini di Pil pro capite, in una parola di ricchezza. Le raccomandazioni, gli scioperi, il debito pubblico, il tracollo di Alitalia, un’élite politica impegnata solo a garantirsi l’eternità, le crepe che si intravedono «in quello che un tempo era il bastione della società italiana», nella famiglia, ebbene tutto ciò sta facendo cadere il Paese in quella che Umberto Eco ha definito nel reportage-analisi del Times «un’esplosione di provincialismo».
Con rammarico, in un commento a margine, il quotidiano inglese ricorda le nostre glorie, le tre «f», «fashion, food and football». C’è la nazionale inglese che dovrà imparare un po’ di italiano e certamente imparare da un italiano, ci sono i nostri Gucci, Armani e Versace a tenere alta la bandiera, ma il drappo rischia di spezzarsi, perché tutto ciò non è sufficiente - scrive il Times - a rinvigorire l’orgoglio italiano e soprattutto a risollevare la sua economia e le speranze sul futuro. Le decorazioni luccicanti, le bancarelle da luna park, le noccioline croccanti: tutto a Roma sembra come sempre ma non lo è: perché la gente compra meno regali, perché si sciopera di continuo, i camionisti bloccano le autostrade e il personale sanitario ferma gli ospedali - ricorda Owen - perché sul merito prevale lo scambio di favori. E così tutta l’Italia è più triste. E anche l’arte ne risente. «Nessuno più che eguagli Fellini o Visconti e Monica Bellucci, nonostante la sua bellezza, non è Sofia Loren».
È un’analisi lucida quella del Times.

È l’analisi dell’Italia raccontata dal di dentro, raccogliendo le dichiarazioni di manager, imprenditori, storici e giornalisti, da Luca Cordero di Montezemolo a Giampaolo Pansa. È un Paese che il Times invita a trovare la sepolta gloria. «L’Italia ha bisogno di una Margaret Thatcher», ha detto qualche giorno fa Francesco Caltagirone. «Forse ci vorrebbe un Sarkozy», ha precisato il Times.

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