Bruno Lauzi qualche anno fa cantava un profetico «Arrivano i cinesi/son piccoli e veloci/sorpassano agli incroci/correndo a testa in giù». E ora la penetrazione del grande popolo con gli occhi a mandorla, si conferma con la conquista di un traguardo dietro l'altro. L'ultimo in ordine di tempo lo spazio pubblicitario affittato dall'agenzia «Nuova Cina» in piena Times Square, dove già da tempo si trova la redazione. L'insegna sostituirà dal 1° agosto un altro colosso cinese, il gruppo bancario Hongkong and Shanghai Banking Corporation, prima azienda del pianeta secondo «Forbes».
L'agenzia giornalistica «Xinhua» iniziò le sue trasmissioni nel novembre del 1931 come «Cina rossa» per assumere poi l'attuale nome «Nuova Cina» nel 1937. Nel 1947 ha aperto a Londra la sua prima sede oltre frontiera inviando il corrispondente Samuel Chinque. Per anni, dopo la presa del potere da parte dei comunisti, l'agenzia ha rappresentato il Partito in paesi e aree non era presenti rappresentanze diplomatiche, come a Hong Kong. Dal suo quartier generale a Pechino, dirige una macchina composta da 10mila tra giornalisti e poligrafici, ancora ben lontani però dai 55mila del gigante nato dalla fusione tra «Thomson» e «Reuters». Ha oltre cento uffici di corrispondenza nel mondo e trasmette informazioni in tutta la Cina, dove in particolare mantiene 31 sedi, una per ogni provincia più un «redazione militare». I quotidiani cinesi, che non possono affrontare le spese di propri inviati, riempiono le loro pagine con i servizi della «Xinhua». «People's Daily», «Il Quotidiano del Popolo», per esempio usa materiali di «Nova Cina» per circa il 25 per cento della sua fogliazione. Come editore, «Xinhua» pubblica circa 20 quotidiani e una dozzina di periodici, stampati in otto lingue: cinese, inglese, spagnolo, francese, russo, portoghese arabo e giapponese.
Una crescita continua che ha portato l'agenzia a sbarcare a New York in una delle più famose piazze del mondo, dove nel 1904 l'editore del «New York Times» Adolph Ochs spostò la sede del suo giornale. La piazza allora si chiamava Longacre, ma ben presto venne ribattezzata appunto «Times».
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