Cronache

Al timone del piroscafo virtuale

Al timone del piroscafo virtuale

«Gira il timone a destra!», «sposta il telegrafo su “avanti tutta!”». La scolaresca ai comandi del piroscafo entra nel porto di New York, passa sotto la statua della Libertà, i ragazzi la vedono vicina, come gli emigranti italiani di inizio 1900 che di lì passavano. E vedono la prua ondeggiare, mentre si avvicina a Ellis Island. Partenza e arrivo, in realtà, avvengono al terzo piano del Galata Museo del Mare che ieri ha inaugurato la nuova sala dove è stato ricostruito un piroscafo di inizio 1900. Una sala interattiva, perché il visitatore può mettersi ai comandi e navigare in quattro scenari che si muovono nel grande schermo davanti a lui: l’arrivo a New York degli emigranti, la traversata notturna fra gli iceberg a sud di Terranova, il naufragio della nave Sirio a Capo Palos (Spagna, 1906) e infine il passaggio a Gibilterra.
Profuma di nuovo il legno di tek del ponte di coperta, che occupa l’intera sala. «Vogliamo regalare ai visitatori un’emozione, grazie alla simulazione viaggeranno in nave come si viaggiava allora» racconta Maria Paola Profumo, presidente del MuMA. Tutto è come allora sulla «nave»: i cordoli, la scialuppa di salvataggio, ma soprattutto la timoneria (un originale pezzo inglese) e la postazione del marconista. Di virtuale c’è solo la proiezione a prua, opera degli esperti informatici della Ibr Sistemi di Genova, in grado di ricostruire ogni dettaglio nelle quattro scene. Si ha davvero l’impressione di navigare. «Ho il mal di mare» dicono i primi a salire «a bordo», guardando New York dai vetri della timoneria. Non è un semplice filmato. L’immagine cambia in base alla direzione impressa dal visitatore-timoniere, chi non manovra bene va a sbattere.
Alle spalle della timoneria c’è la tuga (adibita a sala da pranzo) dei passeggeri di prima classe. «Pezzo originale del piro-panfilo Yaza, yacht dei sovrani austriaci Francesco Giuseppe e Sissi» racconta Pierangelo Campodonico, direttore del MuMA e autore, insieme a Giovanni Carosio, dell’allestimento. Nella saletta tutto è originale: sedie e tavolo apparecchiato per la cena con il comandante, il divano in pelle rossa, i vestiti dei due manichini (lui assomiglia a Leonardo Di Caprio). A Campodonico l’idea di ricostruire un piroscafo venne nel 2002, ma ha preso forma nell'ultimo anno. «Da quando mi hanno detto che volevano demolire la tuga, unico pezzo rimasto dello yacht dell’imperatore (usato da Gronchi come nave presidenziale), tuga di 10 metri per 4 che fece anche da camerino a Frank Sinatra».
Ora è il prezzo pregiato del piroscafo, dove svetta il fumaiolo con la stella rossa de La Veloce, compagnia di armamento genovese. Per realizzare la sala sono serviti 300mila euro, due terzi dei quali finanziati dalla Compagnia di San Paolo. «Crediamo in questo museo e continueremo a investire» racconta Lorenzo Caselli. «Il piroscafo è il primo pilastro del museo dell’emigrazione che vogliamo realizzare nel 2008 - aggiungono presidente e direttore del MuMA-. Da Genova sono partiti in tanti in cerca di fortuna.

Con l'associazione C6 ricostruiremo una sorta di anagrafe, visitando il museo si potrà scoprire se e come da qui è partito un proprio parente».

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