Roma - Bloccato l’ingresso all’autostrada A4 Torino-Milano. Compromesse le entrate sulla A1 da Cassino a Anagni. Impraticabile la tangenziale di Bari, decine di chilometri di code complessivamente sulla A7 Milano-Genova, in Campania sull’A30 Caserta-Salerno, in Emilia sulla A 14, in Lombardia, sulla Milano-Brescia, nelle Marche a San Benedetto del Tronto, alla barriera di Napoli direzione Roma. Sotto assedio il porto di Marina di Carrara, con il fermo dei traghetti per Olbia. A metà giornata le autostrade italiane sono già paralizzate da lunghe file di lamiere e tendoni.
Comandano loro, i bisonti dell’asfalto, nel giorno del grande sciopero dei tir. La rivolta che faceva paura in Sicilia, ribattezzata «dei forconi», e che negli ultimi giorni aveva messo insieme pescatori, agricoltori e autotrasportatori, dilaga adesso in tutta Italia. Si combatte contro il prezzo del carburante e le nuove misure del governo Monti, in nome di una rivoluzione che minaccia di non fermarsi. Sono in valutazione «sanzioni», avverte il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, Roberto Alesse, che sta discutendo con il Viminale «la precettazione». E il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha esternato le sue preoccupazioni: «Nulla esclude che questi malesseri possano sfociare in manifestazioni di tipo diverso». La tolleranza è la strada maestra, ma «blocchi stradali non sono tollerati», e ai camionisti sarà rivolto ascolto, ma «bisogna anche tenere presente i diritti dei cittadini».
Forconi spaccati. La protesta è stata però così impetuosa e paralizzante che le prime scissioni sono scattate tra i sindacati degli autotrasportatori. La Fita Cna e la Confartigianato Trasporti di Firenze si sono dissociati per esempio dal picchetto al porto di Carrara. Il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, definisce la protesta «non in linea con i principi democratici». L’Unione panificatori italiani lancia l’allarme: tra due o tre giorni rischia di non essere più garantita la produzione del pane a Napoli. E la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, teme che «l’espandersi della protesta in tutt’Italia» possa «dare un colpo mortale al settore primario».
Auto bianche ferme in tutta Italia. La rivolta dei padroncini si è incrociata ieri con l’ennesima giornata di protesta dei tassisti. Le auto bianche hanno scioperato per tutto il giorno, fino alle dieci di sera, contro le liberalizzazioni decise dal governo. Nelle grandi città il servizio è stato praticamente sospeso e a Roma è proseguito a oltranza il presidio al Circo Massimo, con slogan continui contro il presidente del Consiglio: «Monti come Schettino ha sbagliato manovra», hanno gridato i rappresentanti dei sindacati in rivolta dal palco. Molti Monti-Dracula, cartelli con il viso del Professore, canini aguzzi e macchie di sangue, sono stati esibiti in trionfo. Una delegazione si è recata a colloquio con i capigruppo Pdl Cicchitto e Gasparri. Oggi saranno ricevuti dal Pd. A Firenze è stato deserto per tutto il giorno il parcheggio della stazione di Santa Maria Novella e sono stati garantiti servizi solo per persone con problemi di salute. A Bologna un corteo di circa cinquecento tassisti ha raggiunto piazza Maggiore al grido «chi non salta Monti è», guidati da una bara di legno con la targhetta di un taxi.
Quattro giorni di blocchi. I camionisti minacciano: «Non ci muoveremo fino a venerdì». I portavoce chiedono il recupero immediato delle accise del gasolio, pagamenti in tempi certi per tutta la filiera del trasporto e l’esenzione Sistri, cioè l’obbligo di adeguamento al sistema di tracciamento dei rifiuti non pericolosi per tutte le piccole e medie imprese dell’autotrasporto. «Confermiamo il fermo nazionale fino al 27. Non possiamo tornare a casa a mani vuote questa volta», avverte, dal fronte duro di Forza d’Urto, il leader dell’Aias degli autotrasportatori, Giuseppe Richichi. Ma le associazioni sono divise: se Fiap Trasporto unito guida la protesta, Unatras, rivendicando la maggioranza degli iscritti, informa che «non partecipa alle iniziative di protesta, ritenendola inutile». Sono blocchi «ingiustificati», scrive in una nota il ministero dei Trasporti, che arrivano dopo l’assunzione da parte del governo di «precisi e concreti impegni, immediatamente attuati con il decreto legge e provvedimenti amministrativi».
Paralisi traghetti e stabilimento Fiat. Oltre alle code e ai rallentamenti su strade e autostrade di tutta Italia, la grande serrata dei camionisti costringe alla stop oggi nello stabilimento Fiat di Melfi della produzione della «Grande Punto». Lo sciopero dei tir ha infatti provocato alcune «criticità» nel rifornimento dei pezzi.
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