Economia

Tiscali, Pompei verso le dimissioni

L’ad lascerebbe entro fine anno. La speculazione fa volare il titolo: più 5%

da Milano

Tommaso Pompei potrebbe lasciare Tiscali entro la fine dell’anno. E il mercato ci crede, tanto che ieri il titolo Tiscali ha guadagnato più del 5 per cento.
Il possibile cambio ai vertici ha riacceso le indiscrezioni sulla cessione di Tiscali che è considerata da molti analisti come una importante porta d’ingresso sul nostro mercato per gruppi di telecomunicazione internazionali. Sabato il quodiano economico Finanza & Mercati aveva ripreso questa voce, uscita già diverse volte nei mesi scorsi. Tommaso Pompei, che in 12 mesi ha fatto pulizia nei conti del gruppo, starebbe infatti maturando la decisione di lasciare il gruppo aprendo una nuova fase. E il mercato scommette che Tiscali finirà preda di qualche grossa società di tlc. Pompei già da tempo starebbe maturando questa decisione viste le divergenze che esistono sul business plan tra lui e il fondatore, nonché maggiore azionista (con il 27,5%) del gruppo, Renato Soru, che è anche presidente della Regione Sardegna. Soru, infatti, sarebbe contrario alle dismissioni delle attività all’estero che porterebbero Tiscali a concentrarsi sul core business in Italia e in Gran Bretagna. L’addio di Pompei potrebbe anche essere il risultato di una nuova riorganizzazione interna voluta, oltre che da Soru stesso, dal direttore finanziario Massimo Cristofori. le voci di dimissioni aprono alla speculazione sul titolo, ma generano anche qualche ombra sulle sorti del gruppo. «Vediamo negativo sia l’eventuale abbandono di una figura autorevole come Pompei dalla guida di Tiscali, sia il fatto che tale scelta sarebbe legata alle difficoltà riscontrate nel perseguire un business plan improntato alla concentrazione delle attività nei mercati core di Italia e Gran Bretagna», ha spiegato un’analista di Rasbank che giudica «sell» il titolo con target price in revisione.

Non è un mistero, infatti, che Tiscali abbia dovuto abbandonare le attività prima in Francia e poi in Germania per risanare i conti, ripagare il debito e per finanziare gli investimenti in Italia e Gran Bretagna.

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