Tiziana Maiolo, il "pasticciaccio" di viale Famagosta

Se il cronista di "nera" è il cantastorie dei tempi moderni, è inevitabile che una piccola galleria di cronisti si affacci oggi da protagonista fra la nuova generazione dei romanzi gialli metropolitani

Tiziana Maiolo, il "pasticciaccio" di viale Famagosta
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Se il cronista di «nera» è il cantastorie dei tempi moderni, è inevitabile che una piccola galleria di cronisti si affacci oggi da protagonista fra la nuova generazione dei romanzi gialli metropolitani: dove il mistery è spesso solo una chiave per accompagnare il lettore nelle storie della città. Che poi, chissà perché, spesso è Milano.

Rosa Rossi, immaginaria (ma non troppo) cronista del Giorno è la nuova entrata nella galleria. È la protagonista del romanzo giallo di Tiziana Maiolo 28 marzo, il fattaccio di viale Famagosta (Milieu) e si muove nelle strade degli anni '90, sulle tracce di un delitto avvenuto davanti ai suoi occhi: una vittima designata che se la cava incolume, uno sconosciuto che invece ci resta secco. Non è tutto frutto della fantasia: una storia del genere accadde nel marzo 1994, una signora della Milano-bene inferocita col marito decise di dargli una lezione, e d'intesa con la sua avvocatessa mandò in Costa Azzurra dei killer pasticcioni che ammazzarono per sbaglio un passante.

Da quell'episodio reale parte l'autrice che ha dato vita a Rosa Rossi, ed è una fiction saldamente ancorata nel vero: perché l'autrice è Tiziana Maiolo, che per decenni ha calcato da cronista gli scaloni del tribunale milanese prima di darsi alla carriera politica e parlamentare. Quando la Maiolo descrive i corridoi della Procura, le gelosie tra magistrati, i pasticci delle inchieste parla di qualcosa che conosce bene, e si sente. Parla di una realtà che le è familiare, se non altro perché era il suo collegio elettorale, anche quando sposta il suo racconto dal tribunale ai marciapiedi e ai bar dei paesoni crudeli della banlieue, Rozzano e Buccinasco, dove la giovane Rossi viene portata dalla sua indagine personale, a scoprire che un filo invisibile lega la città dei salotti ai quartieri ghetto dell'hinterland dove si aggira una fauna di criminali di seconda e terza generazione. Lì si annida la soluzione del giallo.

Il romanzo è popolato di volti di fantasia che però suonano familiari a chi come la Maiolo ha vissuto dall'interno quegli anni. Era un'epoca in cui il rapporto tra stamapa, polizia e giustizia non viveva di comunicati e conferenze ma di sigarette, confidenze, chiacchiere interminabili; e dove non era inverosimile quanto accade nel libro quando è la cronista a dare al pubblico ministero la «dritta» decisiva, e non viceversa.

Oggi sarebbe impensabile. Ma alcuni difetti, i peggiori, sono rimasti: a un punto del libro viene indetta una conferenza stampa per annunciare una retata, e il Procuratore dà per colpevoli dei tizi appena arrestati e ancora da processare...

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