Ferruccio Gattuso
«Non mi piace sentir dire che in Italia c'è la moda del musical. Spero che un giorno, il più vicino possibile, si possa parlare di presenza di una tradizione del musical nel nostro paese». Tradizione, radici, professionalità e, va da sé, spettacoli di valore: il tutto, generato da una passione che non si spegne.
L'auspicio che esce dal sorriso spiegato di Manuel Frattini - protagonista assoluto del nuovo musical Toc Toc, in cartellone al Teatro Nazionale fino al 19 marzo - è di quelli assolutamente condivisibili, soprattutto perché gli appassionati di musical ben sanno come la «moda» sfrutti con cinismo il momento, e di conseguenza generi passi falsi (leggi: spettacoli brutti); la «tradizione», invece, vuol dire scrupolosità nel mettere in scena uno spettacolo valido, che sia figlio di Mamma Broadway come anche di casa nostra. È, questo, il caso di Toc Toc, punto di incontro di professionisti del musical, giovani esordienti e celebri firme incantate dalle luci magiche di un progetto che, come recita il suo titolo onomatopeico, intende bussare alla porta del musical nazionale invocando la necessità di creare opere inedite.
Una storia semplice - Manuel Frattini, ex Pinocchio nell'omonimo musical dei Pooh, recita nel ruolo di sé stesso, salta un importante appuntamento di lavoro e decide quindi di crearsi uno spettacolo da sé, insieme a una schiera di colorati e folli amici - si trasforma quindi nel primo esempio di «musical indipendente» d'Italia: l'esordiente casa di produzione Palazzo Irreale, finora specializzata in organizzazione di eventi, convince il «piccolo Fred Astaire» tricolore Manuel Frattini, tra i pochi nel nostro Paese a danzare con convinzione il tip tap, arruola il batterista e paroliere dei Pooh Stefano D'Orazio, si affida alle coreografie di Gillian Bruce, alla direzione musicale di Giovanni Maria Lori (veterano collaboratore della Compagnia della Rancia) e alla regia del giovane Mauro Simone e sforna un musical che, come spiega ancora Frattini, intende «portare sul palcoscenico un mix di comicità alla Zelig, numeri di danza romantici ed esplosivi, e una rappresentazione del mondo fiabesca, proprio come la vedono i bambini».
Segno distintivo della scenografia, delle grandi porte colorate, sbilenche, altissime (la più alta misura 5 metri e mezzo): da cui entrare, uscire, alle quali bussare per farsi avanti e scoprire, chissà, un futuro imprevisto. «È un musical per i giovani fatto dai giovani - prosegue Frattini - una storia che racconta delle speranze e delle passioni di chi allestisce uno spettacolo e vuol vivere di questo».
Accanto a Manuel Frattini, nel doppio ruolo di un'insegnante di canto e di amica del protagonista - la cantante Lena Biolcati, convertita dalla canzone al teatro: «Più che convertita, completata - spiega lei -. Mi sono avvicinata al musical, come spettatrice, sul finire degli anni '90. Poi ho deciso di far scuola di recitazione e, quando Saverio Marconi mi ha cercato per Pinocchio, ho deciso di buttarmi. Ora mi stupisco ad unire a ciò che ho sempre fatto, cioè cantare, con la recitazione e persino la danza».
Nuova vita anche per Stefano D'Orazio: «Scrivere liriche per un musical è totalmente differente dal far testi per canzoni - spiega il batterista dei Pooh -. Ogni riga deve raccontare e spiegare mille cose, in una battuta si deve alludere a tutto ciò che succede sul palco. È come far entrare un elefante in una cabina telefonica».
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