Tocca a Lapo incastrare Corona E il paparazzo fugge dall’aula

Milano «Dice Lapo: Giustizia deve essere fatta». Dopo mesi di ritrattazioni e di salamelecchi, nell’aula del processo per estorsione a Fabrizio Corona, ex re dei paparazzi e del gossip a pagamento, arriva Lapo Elkann. Prima di lui, solo Adriano, il bomber dell’Inter, aveva accusato esplicitamente Corona di averlo ricattato per ritirare delle sue foto dalla circolazione. Ma la testimonianza di Lapo è ancora più dura. Perché tutto parte dalla notte peggiore della vita di questo rampollo dorato, quando finì in coma in circostanze diventate note a tutto il mondo, un festino di coca e sesso a casa di un travestito.
Questo spiega il rancore che si sente nella voce del nipote di Gianni Agnelli. Ma spiega anche perché Corona, che aveva assistito a tutte le udienze, ieri abbandoni l’aula a metà udienza, senza avere il coraggio di guardare in faccia Elkann.
A raccontare dei 200mila euro chiesti da Corona alla Fiat per tacitare il transessuale «Patrizia», alias Donato Brocco, ha già provveduto prima Marco Durante, fotografi di fiducia della casa torinese. «Ve ne pentirete», disse Corona quando la Fiat rifiutò di pagare. Ma la faccenda non finì lì, ed Elkann lo rivela al tribunale.
«Lo racconto con soddisfazione - dice Lapo - perché giustizia deve essere fatta. I giochi sporchi fatti da questo signore io li so. Ha cercato di corrompere Matrix, ha cercato di corrompere persone e testate perché uscissero cose contro di me mentre io ero tra la vita e la morte». E ancora: «Attraverso due fotografi amici suoi cercò di scatenare una finta rissa ai box del motomondiale Gp, a Valencia, per tiraci dentro anche me». Non basta: «Sei mesi fa un mio amico fotografo mi ha chiamato dicendomi che Corona stava cercando di organizzarmi degli scherzi. Davanti a me chiamò un uomo di Corona, uno che lavora per lui, fingendo di stare al gioco. Il primo scherzo era che all’uscita di un locale volevano farmi trovare Brocco, il transessuale, per farmi delle foto insieme a lui. Il secondo era che volevano mettere della droga sulla mia auto, poi farmi fermare e farmi trovare la droga. Io credo che questo sia un delitto grave».
Elkann racconta di avere parlato con Corona, e fu un dialogo tempestoso: «Gli dissi: a differenza tua, io per farmi giustizia vado nelle aule di tribunale. Se ti permetti di fare questi giochi con me ti garantisco che giustizia sarà fatta».
Per capire se giustizia - almeno come se la aspetta l’erede Agnelli - sarà fatta, ormai manca poco. Con l’udienza di ieri, la Procura ha finito la lista dei suoi testimoni.

Sono state testimonianze - tranne quelle di Lapo e Adriano - spesso vaghe, a volte addirittura imbarazzanti nel tentativo di salvare Corona. Alla prossima udienza, sul banco degli interrogatori il pm Frank Di Maio chiamerà a deporre lui, Fabrizio Corona. Ammesso che l’imputato ritrovi la strada dell’aula abbandonata ieri così precipitosamente.

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