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Todt e le quattro ore più lunghe «Noi i ricorsi non li faremo mai»

Montezemolo: «Ma la nostra è stata una vittoria limpida. Ci speravo»

Nostro inviato a San Paolo

Quasi quattro ore di tensione, di un’incredibile altalena di sentimenti: gioia, esultanza, paura, incredulità, infine soddisfazione: quella di aver sventato l’ultimo attacco di una stagione folle. Jean Todt viene informato dell’inchiesta Fia che avrebbe potuto sfilargli di tasca il titolo piloti appena conquistato, quando ha appena finito di rivelare una sacrosanta verità: «Se avessimo voluto, sia in Giappone per l’email, sia qui sabato per la manovra su Raikkonen, avremmo potuto fare ricorso e vincerlo tranquillamente. Ma noi, la Ferrari, ci comportiamo in altro modo, noi per onorare lo sport volevamo solo vincere in pista». Solo che gli altri se ne infischiano del fairplay, per cui, ad un tratto, tutto pare fuori luogo, tardivo, passato.
Per venti minuti il gran capo francese ha parlato della gioia per questo successo, della grandezza dei suoi piloti, delle tante sofferenze di questa stagione, per poi scoprire, all’ultimo, che tutto era stato messo in discussione. Nemmeno il tempo, insomma, di ricevere da Roma i complimenti e la soddisfazione del presidente Luca Cordero di Montezemolo che confidava: «Non me lo aspettavo anche se la speranza è l’ultima a morire. Abbiamo lottato fino all’ultima curva, una stagione dura, piena di veleni ma l’abbiamo vinta sul campo».
Per fortuna, alla fine, tutto è rientrato. Così come per Jean Todt, sinceramente commosso, stanco, per questo successo che è stato messo prepotentemente in dubbio proprio fino in fondo. «Vedrete, l'anno prossimo saremo ancora più forti, perché io credo nell'uomo, è il fattore più importante, per cui anche se voi me lo chiedete io non lo faccio: non metto a confronto gli esseri umani, non paragono Schumi a Kimi, o Aldo Costa a Ross Brawn... La spy story? Non mi sarei mai aspettato che potessero succedere cose così amare, però noi abbiamo comunque sempre continuato a lavorare, a mettercela tutta... So che ora anche la matematica ci dà ragione, dice che avremmo vinto comunque il titolo costruttori, è questo rende tutto più bello. Se ho parlato con Schumi? Sì, ma solo prima della corsa».
È stanco il gran capo della rossa in pista. Se ne sta appoggiato allo schienale, evita di parlare del proprio futuro «quello più prossimo è cenare...», però tiene a sottolineare quanto sia stata faticosa questa stagione diviso tra il ruolo di amministratore delegato della Ferrari e coordinatore ad interim in pista.

«Per questo sono felice del ciclo che ho vissuto alla Ferrari: 98 Gran premi vinti, 13 titoli mondiali, la Ferrari è una grandissima azienda che sa far sognare».

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