Roma - «So di avere intorno un gruppo di amici e colleghi di grande valore (stava per scapparmi: “compagni”)...». Forse è l’entusiasmo per la vittoria personale, forse è l’abitudine antica, forse un lapsus, ma quel termine esce prepotentemente dalla penna di Valerio Savio. Un termine che denuncia inequivocabilmente il legame mai spezzato con la tradizione comunista.
Il gip di Roma è l’unico eletto per Magistratura democratica nella giunta distrettuale capitolina dell’Anm. E si sente in dovere di ringraziare tutti quelli che l’hanno sostenuto in campagna elettorale. Lo fa con una lettera nella mailing list interna della corrente di sinistra delle toghe «Area», in cui analizza il voto locale. Non è proprio soddisfacente, visto che a Roma la sinistra ha perso in termini percentuali 5 punti, con Md (187 voti) e Movimento (88) scesi dai 3 ai 2 seggi, mentre sono state premiate le correnti moderate: Unità per la costituzione (343 voti) che conferma i 3 seggi e, soprattutto, Magistratura indipendente (202) che passa da 1 a 2 seggi.
«In ogni caso - scrive il giudice -, abbiamo perso un seggio, ne abbiamo solo uno su sette, e la soddisfazione per il dato relativo ai consensi ad Md deve subito cedere il passo alla consapevolezza che nella nuova Giunta molto ci sarà da fare, e non sarà facile farlo». Il neoeletto garantisce il suo impegno e «l’entusiasmo che non sono ancora riusciti a farmi perdere». A chi si riferirà con questa vena di amarezza? Al governo, alla maggioranza, a Berlusconi?
Savio si consola con il fatto di trovarsi in buona compagnia, nel gruppo «unito» dei «compagni» della sezione romana dell’Anm. Lo scrive tra parentesi, ma evidentemente gli viene dal cuore e pensa che ai suoi interlocutori piaccia essere chiamati così. Come ai tempi delle bandiere rosse del vecchio Pci, delle lotte in toga con falce e martello.
Eppure, almeno ufficialmente, ad essere definiti comunisti ci si offende. Perché, se no, le reazioni sdegnate di Anm e Csm alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi che ha chiamato «comunisti» i magistrati milanesi? «Siamo ormai - ha accusato il togato di Md al Csm, Livio Pepino - alla ripetizione ossessiva di accuse infondate e questo è l’aspetto più sgradevole». Un «vaneggiamento», ha rincarato la dose il laico di centrosinistra Mauro Volpi.
Già, ma sembra proprio che nella corrente di sinistra della magistratura ci si chiami l’un l’altro «compagni». Qualcosa vuol dire, o no? Un compagno in toga fa sempre un certo effetto al cittadino. Perché non si sente molto garantito se le toghe sono troppo rosse, come troppo nere. Politicizzate, insomma.
Savio usa un gergo «storico», anche se nella sua lettera agli elettori si pone un problema: «La sensazione è che il 95 per cento dei nostri consensi siano stati over 40». Forse, per catturare più giovani bisognerebbe incominciare con il rinnovare il linguaggio. E il gip in questione non sembra la persona giusta.
Al congresso della corrente di marzo il suo intervento era intitolato ad una Md «di lotta e di governo», utilizzando ancora una volta la formula di Palmiro Togliatti. Una formula che già anni fa Massimo D’Alema definì sorpassata. Ma forse, quelli di Md sono più legati alla tradizione degli stessi Ds.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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