Toghe misogine

Diamo l’indignazione per scontata. Aberrante, vergognosa, inaccettabile, tutte le definizioni che sono state usate sono sacrosante, ma scontate. Cerchiamo invece di capire perché alcuni giudici (tutti maschi) abbiano potuto sostenere che lo stupro di una quattordicenne è meno grave perché la vittima aveva già avuto rapporti sessuali. In tal caso, dicono, «è lecito ritenere» che siano «più lievi i danni». Chiediamoci perché in Italia, Paese che fino a prova contraria appartiene alle illuminate democrazie occidentali e non alle oscurantiste teocrazie islamiche dove si lapidano le adultere, venga pronunciata una sentenza del genere.
Immaginatevi questi giudici, riuniti intorno a un tavolo a dibattere della spinosa questione. Ce li immaginiamo degli imparruccati bacchettoni che ritengono una poco di buono una ragazzina di quattordici anni, solo perché non è più vergine. Non hanno una nipote di quell’età? Su quale pianeta vivono? Sono mai usciti dalle loro polverose stanze? Sono mai andati a vedere cosa succede all’uscita di una scuola, in una discoteca, in un pub di sera? Certo non tutte le quattordicenni hanno già avuto rapporti sessuali, ma questo non significa di per sé che le vergini siano delle sante e le altre delle poco di buono.
E se anche fossero delle poco di buono, è giusto stuprarle? Quando la Cassazione, in un altro dei suoi memorabili pronunciamenti stabilì che nel caso di una donna che indossa i jeans non si può parlare di stupro, molti uomini in cuor loro pensarono che in fondo non era tanto sbagliato. Queste sgualdrine che osano indossare pantaloni attillati e provocanti minigonne, non vengano poi a lamentarsi. In questo caso la cosa è ancora più grave perché la violenza è avvenuta su una minorenne, e nessuno avrà neppure osato fare un pensiero del genere.
Qualcuno ha commentato: siamo tornati indietro di cinquant’anni. In verità questi giudici sono talmente fuori dalla realtà che sono rimasti fermi al secolo scorso, altro che cinquant’anni fa. Il problema non è solo temporale, ma culturale. La storia è vecchia e parte da molto lontano. Per intenderci, da Adamo ed Eva. Eva la tentatrice, che porge il pomo all’ingenuo Adamo e così danna l’umanità. Eva la fonte di tutte le disgrazie dell’uomo. Questi giudici di Cassazione avranno letto Aristotele quando scriveva «la femmina è femmina per una sua certa assenza di qualità. Dobbiamo considerare il carattere delle donne come naturalmente difettoso e manchevole». Non per nulla nel Medioevo le rappresentazioni dell’inferno sono popolate quasi esclusivamente di donne, esseri voluttuosi e diabolicamente tentatrici.
Senza bisogno di scomodare Freud e la psicanalisi, i giudici della terza sezione si saranno letti anche un altro gigante del pensiero ottocentesco, il misogino per eccellenza Arthur Schopenhauer, che spiega come le donne siano naturalmente predisposte, per l’inattività fisica e intellettuale, a essere sottomesse all’uomo, che la società ha bisogno solo di domestiche e massaie senza pretese e diritti, perché «quando le leggi accordano alle donne gli stessi diritti che agli uomini, avrebbero dovuto munirle anche di un’intelligenza maschile».
Avranno dato una sbirciatina anche a un altro caposaldo della letteratura misogina come Mafarka il futurista di Marinetti, dove si sosteneva che la donna in quanto femmina, meglio ancora se negra, prova comunque piacere sessuale, anche se viene violentata.

Prima di vergare la discussa sentenza avranno sfogliato perfino la Critica dell’amore del filosofo Giuseppe Rensi che riassume in due righe: «Nessun uomo, che non sia un bruto sensuale, molesterà mai una donna, né di giorno né di notte, né in casa né fuori, se ella non lo invita».
Sono cose del secolo scorso? Per noi sì, per alcuni giudici della Cassazione evidentemente no.

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