In una trasmissione radiofonica Virginio Rognoni, vicepresidente del Csm, è intervenuto sulle polemiche riguardanti la magistratura, il suo ruolo, la sua politicizzazione. Per la carica che occupa, e per la sua indubbia appartenenza allo schieramento di centrosinistra, Rognoni tende allindulgenza verso le colpe e le negligenze delle toghe, e alla severità verso chi le critica. Riconosce - nessuno è perfetto - che alcuni comportamenti dei magistrati sono censurabili, e perciò li esorta a «sobrietà, riservatezza e misura». La sollecitazione è lodevole, ma sembra ispirata più a un galateo salottiero che alle norme rigorose cui lazione del magistrato dovrebbe essere sottoposta.
Nei passi delle sue dichiarazioni che le agenzie hanno diffuso Rognoni, consapevole dei molti allarmi che alcune decisioni e alcune candidature hanno suscitato, sapete a chi dà lezione? Non ai magistrati, ma a chi ai magistrati è costretto a rivolgersi. Cito: «Un magistrato può avere le sue idee, ma limportante è che sia imparziale. Occorre che questo Paese coltivi la cultura della compatibilità del magistrato che ha una sua visione ma che è imparziale, questa cultura manca. È un principio che deve essere interiorizzato dai cittadini». I quali obbietterebbero, se consultati, che linteriorizzazione deve avvenire anzitutto non negli utenti della giustizia, ma in chi la amministra.
Come ogni politico che si rispetti, Virginio Rognoni auspica. Gli auspici del Palazzo sono il nostro pane quotidiano. Auspica dunque, il vicepresidente, che i magistrati immessi nelle liste elettorali - il che li spoglia automaticamente della loro veste super partes - non possano più riprendere, una volta esaurito il mandato parlamentare - a mio avviso anche se sono stati trombati - le loro funzioni. Riconosce tuttavia Rognoni che il Csm sè limitato a stabilire che il magistrato prestato alla politica non torni nel distretto giudiziario di provenienza. Il che sembra a molti, me compreso, insufficiente. Avvenuta la discesa in campo, gettate alle ortiche le insegne dun sacerdozio laico, non dovrebbero essere ammessi pentimenti, quale che sia stata la collocazione partitica del magistrato. Regola dura ma chiara. Che, personalmente, mi piacerebbe vedere estesa ad altri importanti servitori dello Stato, tenuti anche loro, per dovere dufficio, a non parteggiare.
I timidi «paletti» del Csm non bastano certo per sgombrare il campo dal problema dei magistrati politicizzati. Laffermare che «il giudice ha i suoi convincimenti, ma deve nel contempo essere autonomo, indipendente e imparziale» fa molto discorso dinaugurazione dellanno giudiziario, ma non convince. È un po come dire che il leone può obbedire ai suoi istinti ma devessere vegetariano. Le attestazioni di appartenenza ideologica che esponenti in vista o non in vista della magistratura hanno offerto nel passato recente della Repubblica sono state numerose e clamorose. Esse non coinvolgono la categoria come tale, e considero un errore il ritenerla coinvolta. Ma le voci più forti e influenti hanno avuto accenti ed espressioni di inequivocabile adesione allo schieramento di sinistra, e di ruggente avversione allo schieramento berlusconiano. La critica è diventata crociata, il dissenso da determinate misure sulla giustizia ha avuto lenfasi demonizzatrice delle catilinarie ciceroniane. E così la conclamata imparzialità è andata a farsi benedire, o maledire.
Ho stima per il dottor DAmbrosio, e non voglio pensare a un «io ti ho fatto un favore a te, tu mi fai un favore a me» per la sua candidatura. Molto semplicemente la considero la conferma duna scelta politica risalente a diversi anni or sono. Nulla di illecito, beninteso. Ma è un elemento di sospetto e di inquietudine aggiunto ai molti che avvelenano il rapporto tra la magistratura e le altre istituzioni.
Rognoni non dà molta importanza - e credo che sbagli - alla separazione delle carriere in magistratura, ne dà invece tantissima - e credo abbia ragione - alla lentezza intollerabile dei processi. Ma poi scantona rozzamente nella chiacchiera elettorale dicendo, serio serio: «In questa legislatura non si è fatto nulla per abbattere i tempi del processo». In questa legislatura? Ma la questione giustizia si trascina irrisolta da oltre mezzo secolo, per lungo tempo se ne sono fatti carico i governi egemonizzati dalla Dc - con la quale lon.
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