da Roma
Il decreto legge sulle intercettazioni non ha soddisfatto pienamente le attese di magistrati e giuristi. Se da un lato si condivide lesigenza di arginare un fenomeno contrario alle prescrizioni della legge, dallaltra si teme di perdere, visto lobbligo di distruzione immediata, alcuni file ritenuti preziosi per le inchieste in corso.
Favorevole il presidente dellAssociazione nazionale magistrati (Anm) e procuratore aggiunto di Catania, Giuseppe Gennaro. Il provvedimento, ha specificato, è «uno strumento efficace e idoneo al perseguimento degli obiettivi per i quali è stato scritto, ovvero non far circolare le intercettazioni criminali». Una presa di posizione condivisa dal segretario del «sindacato» dei magistrati, Nello Rossi. «Abbiamo un sistema processuale - ha dichiarato - in cui un vizio di forma rende inutilizzabili le intercettazioni. A maggior ragione, dunque, non possiamo utilizzare in alcun modo quelle criminali, cioé non disposte dai magistrati. Ogni garanzia, in ogni caso, sta nel verbale previsto dal decreto legge con cui si testimonia lesistenza di tale intercettazione e la sua distruzione».
Di diverso avviso il coordinatore del pool antiterrorismo della Procura di Milano, Armando Spataro (Movimento per la giustizia). I supporti distrutti «potrebbero dimostrarsi in futuro corpo di reato» ha spiegato il magistrato sottolineando che «sarebbe stato meglio rendere le intercettazioni inaccessibili, creando un apposito archivio». Ma lintervento di Spataro si inserisce nel più ampio dibattito sul disegno di legge che si propone di limitare gli effetti della riforma Castelli, sgradita a larga parte della magistratura. «Sarebbe stato preferibile un provvedimento organico», ha aggiunto.
Anche Carlo Fucci, ex vicepresidente dellAnm ed esponente di Unicost, non ha lesinato critiche. «È giusto usare il pugno duro - ha affermato - quando si va a violare qualunque regola di convivenza civile, ma perché non rispettare il sistema giurisdizionale? La distruzione, a mio parere, dovrebbe spettare al gip perché ci deve essere un confronto. Un pm che fa tutto da solo io non lo voglio e non bisogna creare tale anomalia in un sistema che ha già delle regole». Per il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, «se il contenuto delle intercettazioni illegali non costituisce in nessun modo notizia di reato e io mi trovo a sentire in una di esse che si programma un attentato al Papa, che faccio? Non procedo?».
Perentorio il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Nicola Mancino.
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