Tolgono l’acqua a Pechino per mandare i Giochi in canoa

Deviato il corso di un fiume per creare un mega bacino orientato come l’aeroporto per attenuare il vento

Riccardo Signori

nostro inviato a Pechino

Un patto con la natura da 40 milioni di euro per vedere sorgere una giostra d’acqua. La Cina sarebbe pronta a fare un patto col diavolo, foss’anche americano o russo, pur di stupire il mondo. E stavolta si è rivolta alle risorse più tipiche: terra e acqua. Da queste parti non ci sono i Pecoraro Scanio. E se ci sono non devono passarsela bene. Ieri i nostri ct della canoa (Perri) e del canottaggio (Coppola) si sono affacciati a quello che si chiamerà Shunyi Aquatic Park: oggi un grande cantiere popolato da gru, camion, uomini indaffarati (circa 300 operai) in scavi e fossati, mentre poco tempo fa era una campagna attraversata dal fiume Chao Bay, occupata da un villaggio di contadini invitati a cercarsi altra casa in cambio di contributo in danaro: peccato che il 40% della cifra pattuita sia finita in tasca agli interessati, il resto non si sa.
Guarda caso, il fiume Chao Bay da cinque anni è entrato in secca. Ci sono vari modi per diventarlo, e non sempre per carenza di pioggia. Oggi, nel letto del fiume, qualcuno ci potrebbe far le corse in bicicletta. Invece fra qualche tempo, non oltre luglio dell’anno prossimo, il paesaggio da scavi pompeiani diventerà un bellissimo parco acquatico, dove l’acqua scorrerà senza limiti per accogliere le corsie del canottaggio, quelle della canoa veloce e il percorso della canoa fluviale. Idea da primi della classe. «Mai nessuno ha pensato di creare una installazione che raggruppi tutte le specialità. Ad Atene distavano 40 km una dall’altra», ha raccontato Zang Lei, direttore delle operazioni. Qui distano 40 minuti d’auto da Pechino. Fra l’altro questo percorso servirà anche per i 10 km del nuoto di fondo, specialità appena ammessa all’Olimpiade.
Già, ma come arriverà l’acqua in questo progetto che si completerà con un’isola artificiale nel mezzo del canale di gara dove si apposteranno stampa, tv, vip e spettatori per un totale di 4000 posti? Sboccerà da sottoterra, deviata dal corso naturale che la dovrebbe portare ad irrigare le case di Pechino, dove la mancanza d’acqua spesso è un problema. «È acqua buona», ha sottolineato Zang Lei come si trattasse di minerale da bere. Un particolare congegno riciclerà l’acqua e alimenterà il poderoso bacino, mentre sei pompe creeranno il movimento necessario per le gare di canoa fluviale che chiede l’effetto «rapida». Il bacino del canottaggio è lungo 2272 metri, largo 162, profondo 3 metri e mezzo. Lungo il percorso ci saranno 24mila posti per gli spettatori, 12mila per la canoa fluviale. Il disegno sembra quello di un grande mestolo, i problemi quelli osservati dal ct del canottaggio: «Bacino poco profondo, vento contrario». E qui si inserisce il secondo grande aiuto chiesto alla natura: le corsie saranno posizionate secondo lo stesso orientamento delle piste d’atterraggio dell’aeroporto principale di Pechino: tutto per avere vento favorevole o contrario. Mai di traverso: perché quello è il vero nemico.

Spiegazione: «La statistica dice che in agosto, fino alle 11 del mattino, il vento soffierà in senso favorevole, più tardi in senso contrario. Nel 99 per cento dei casi sotto i tre metri al minuto». Spettacolare: nulla sfugge al perfezionismo cinese e nemmeno alla spedizione italiana che, su queste acque, conta di raccogliere almeno sei medaglie.

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