Tomat, l’uomo che ha le scarpe nel cervello

Ai mondiali di Germania la consacrazione per l’ultima creazione del centro ricerche del gruppo: «Zhero Gravity», le prime calzature senza lacci. In tutto 280 grammi

Tomat, l’uomo che ha le scarpe nel cervello

Nelle ultime settimane ha acquisito un marchio storico nel mercato statunitense, la Etonic di Boston, leader nelle scarpe per il golf e il bowling ma in buona posizione anche nel segmento del running. In questo modo la Lotto Sport Italia, numero uno al mondo nelle calzature tecniche per il calcio e il tennis, porterà il marchio e i prodotti Etonic in Europa e alla fine del 2007 distribuirà i prodotti Lotto negli Stati Uniti grazie alla struttura operativa dell'azienda americana. Nessuna sovrapposizione, insomma, ma grande complementarietà dei prodotti delle due imprese che, sia da una parte sia dall'altra, sono realizzati da più di vent'anni se non addirittura trenta in Cina e dintorni. E poi la Lotto ha anche siglato con due società proprietarie di catene di negozi accordi di licenza per il mercato messicano e per quello indonesiano. Portando così ad oltre cinquanta il numero dei licenziatari del marchio italiano, sparsi ormai in ottanta Paesi. Una strategia di crescita, come si vede, molto aggressiva ma, spiega Andrea Tomat, «vogliamo raddoppiare il fatturato in quattro anni ed arrivare nel 2010 ai 540 milioni di euro».
Il leader e i soci. Originario di Udine, presidente degli industriali di Treviso e della Fondazione Nord-Est, occhi verdi e fisico asciutto, bravo sciatore ma discreto anche nel calcio al punto da giocare come mediano nella nazionale della Confindustria, Andrea Tomat è del 1957. Ha quindi cinquant'anni portati piuttosto bene. Anzi, li compie proprio oggi essendo del 17 febbraio. E dal 1999 è l'azionista di riferimento della Lotto Sport Italia, l'azienda di Montebelluna che una volta si chiamava semplicemente Lotto ed era della famiglia Caberlotto, una delle famiglie storiche del distretto della calzatura sportiva sorto in provincia di Treviso. Così come lo è dal 1998 anche in un'altra azienda della zona, la Stonefly, specializzata in scarpe casual ed ex gruppo Lotto. Tomat non è l'unico proprietario, ha dei soci. In particolare Adriano Sartor e Gianni Lorenzato i quali sono insieme a lui nella società lussemburghese di nome Enerlux che detiene la metà del capitale della Lotto Sport Italia mentre l'altra metà è in mano ad una società anche questa lussemburghese, la Vilux. Fino a due anni e mezzo fa i soci erano due, Franco Vaccari e Giancarlo Zanatta, altri due esponenti del gotha dell'industria calzaturiera di Montebelluna. Ma ad un certo punto Zanatta, fondatore e proprietario del gruppo Tecnica, ha fatto un passo indietro dopo avere acquisito i marchi Nordica e Rollerblade. Tomat è comunque l'azionista di riferimento anche per un altro motivo: è lui ad avere condotto in porto ben due operazioni di management buy-out ad un anno l'una dall'altra, rilevando prima la Stonefly e salvando più tardi dal fallimento la Lotto. Un caso da Guinness dei primati.
In carriera. Figlio di un ferroviere friulano di nome Riciotti, Andrea Tomat fa lo scientifico ad Udine e si laurea in economia aziendale a Venezia con il massimo dei voti e la lode. Sceglie il servizio civile al posto del militare e lo fa come pompiere ausiliare ai tempi del terremoto, nel 1983 entra in una multinazionale americana, la Eaton: prima nello stabilimento di Belluno, quindi a Strasburgo, infine a Torino. Finchè nel 1987 arriva alla Lotto, un marchio storico del mondo sportivo italiano, fondato nel 1973 dai tre fratelli Caberlotto dopo avere ceduto agli americani della Spalding la Caber, una società di scarponi di sci in plastica. Ed utilizzano come marchio le ultime lettere del cognome così come la famiglia ha utilizzato le prime lettere per la Caber. All'inizio la Lotto produce scarpe per il tennis, poi entra nel calcio, nel basket, nella pallavolo, nell'atletica, anche nell'abbigliamento sportivo. E vende pure all'estero. Tomat ha l'incarico di licensing manager, si occupa in sostanza delle licenze di uso del marchio; quindi nell'89 diventa responsabile del marketing, legando l'immagine del marchio Lotto ai protagonisti della scena sportiva mondiale, quali Boris Becker, Martina Navratilova, Ruud Gullit. Nel 1993 è nominato amministratore delegato della Stonefly, un'azienda del gruppo Lotto che produce scarpe civili ma è in grande affanno finanziario. Perde, insomma, soldi. Tomat riposiziona allora il marchio creando calzature dedicate al comfort. Anzi, spiega, «è in questo campo una delle aziende pioniere». Riesce così in quattro anni a triplicare le vendite e a riportare i conti in utile. Solo che a quel punto entra in crisi la Lotto, la casa madre che fa produrre già parecchio all'estero. La crisi si aggrava con la scomparsa di due dei tre fratelli ed è tale da drenare liquidità proprio dalle casse della Stonefly che si trova senza i soldi necessari per lo sviluppo del marchio.
Svolta in coppia. Così Tomat ha un'idea: fare acquisire la Stonefly da parte del management. E nel 1998 crea con Adriano Sartor, responsabile dello sviluppo del prodotto, la Millennium che rileva la totalità della Stonefly con un'operazione di management buy-out e ricorrendo ai debiti bancari. «Tanti debiti ma ci credevamo», sostiene Tomat. E pochi mesi più tardi entra nella Millennium anche la famiglia Danieli, già proprietaria del marchio Diadora. La Stonefly riprende così la sua crescita, apre uno stabilimento in Bulgaria, fa produrre anche in Romania, Marocco e Sud Italia prima di approdare in India e in Cina con più dell'80% della produzione. Oggi, diretta da Loredana Polo, l'azienda ha 590 dipendenti di cui 155 nella sede di Montebelluna ed il resto in Bulgaria e nel retail; il fatturato è di 90 milioni di euro, per quasi il 60% realizzati in Italia. Un anno dopo avere acquisito la Stonefly, Tomat scende nuovamente in campo nel 1999 per salvare la Lotto che è in concordato preventivo. Dà vita ad un'altra società, la Enerlux lussemburghese, insieme a Sartor e Gianni Lorenzato, chiama a raccolta altri imprenditori della zona e mette in piedi una nuova operazione di management buy-out. Dopodichè rivoluziona come un calzino la vecchia Lotto a partire dal nome, cioè Lotto Sport Italia.
Brand globale. Ripensa al marchio concentrandosi solo su calcio e tennis, continua a delocalizzare producendo più del 90% di scarpe e abbigliamento sportivo nel Far East, da Taiwan a Giacarta, crea una nuova struttura logistica ad Hong Kong che funziona come centro distributivo per l'Asia e le due Americhe mentre accentra nella sede alla periferia di Montebelluna la distribuzione per Europa e Medio Oriente. E dà fiato alla ricerca, una trentina di persone tra quelle che seguono gli atleti e quelle che si occupano dei test. È così nasce Zhero Gravity, la prima scarpa da calcio senza lacci che gli sportivi hanno visto ai mondiali in Germania e che ha un peso incredibile: 280 grammi con i tacchetti. «Un prodotto rivoluzionario ed unico al mondo», dice Tomat. Poco dopo esce SynPulse, la scarpa innovativa per il tennis: assorbe gli urti e li trasforma in energia. Oggi la Lotto Sport Italia ha 700 dipendenti di cui 250 in Italia, 150 ad Hong Kong ed il resto sparsi nei punti vendita di cui 10 di proprietà in Italia e 80 in Cina ma in joint venture. Il fatturato è di 260 milioni di euro: l’Italia rappresenta solo il 27%.

Il 50% del giro d'affari è rappresentato dall'abbigliamento, il 45% dalle scarpe, il 5% dagli accessori. E con l'acquisizione della Etonic, che ha un giro d'affari di 30 milioni di dollari, l'idea è ora, dice Tomat, «di dedicare maggiore attenzione al tempo libero».
(126. Continua)

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