Tommy, per Barbera cambia l’accusa: concorso in sequestro

È stato lui a indicare la pista del riciclaggio

da Parma

Tra mezze verità, ammissioni, e ritrattazioni si aggrava la posizione di Pasquale Barbera, il capomastro dei lavori di ristrutturazione nel cascinale di Casalbaroncolo, quello da cui la sera del 2 marzo venne rapito il piccolo Tommaso. Fu lui a presentare ai genitori del piccolo Mario Alessi, il muratore oggi accusato con la sua compagna Antonella Conserva e Salvatore Raimondi del sequestro e dell’omicidio del bimbo.
Da ieri Barbera gia denunciato per calunnia e favoreggiamento sarebbe indagato anche per concorso in sequestro di persona.
Fin dall’inizio delle indagini, il muratore, 33 anni, padre di quattro figli di cui uno dell’età di Tommy, raccontò agli inquirenti una strana storia di riciclaggio, un affare nel quale sarebbero stati coinvolti Alessi e lo stesso Onofri, il papà della piccola vittima. Poi però negò la circostanza. L’altro ieri era stato ascoltato ancora dai pm della Dda di Bologna. «Un interrogatorio che abbiamo chiesto noi e nel quale il mio cliente ha confermato quanto detto una prima volta e poi ritrattato», aveva chiarito il suo avvocato Paolo Mingori. Barbera aveva parlato di un business legato al riciclaggio di 70 milioni di dollari provenienti dalla vendita di barili di petrolio per conto di un’organizzazione slava, denaro da versare su conti cifrati a San Marito. «Barbera aveva ritrattato- chiariva il suo legale- perché minacciato da Alessi».


L’uomo avrebbe anche confermato il contenuto della telefonata intercettata il 4 marzo tra lui e Onofri nella quale il padre di Tommaso gli chiedeva se per caso avesse fatto il suo nome ai presunti slavi interessati al riciclaggio temendo che per ritorsione gli avessero rapito il figlio. E mentre Onofri nega di aver accettato l’affare, Barbera ripete che, al contrario, il papà di Tommy ci aveva investito pure un po’ dei suoi soldi.

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