Chiamateli pure Herr Toni e Mr Bianchi: anche se non sanno ancora una parola di tedesco o d’inglese, vi risponderanno lo stesso. Con i gol. Come quelli che hanno battezzato la loro prima uscita ufficiale con la nuova casacca. Né bianconera, né nerazzurra, né rossonera. No, perché dopo averli ammirati e osannati sui nostri campi ce li siamo persi per strada e li abbiamo lasciati andare all’estero. E loro? Nessun rimpianto, niente nostalgia o roba del genere. Semplicemente, alla prima occasione l’hanno buttata dentro.
Ha cominciato Toni, sceso in campo fresco di recupero al fotofinish dall’infortunio muscolare che lo aveva bloccato nel precampionato. Giusto un quarto d’ora per prendere confidenza con l’erba della maestosa «Alleanz Arena» e con le idee dei compagni, poi comincia la festa. Discesa in area di Klose, che gli serve un pallone facile facile: il gigante azzurro appoggia in rete con un piatto sinistro. 1-0 per il Bayern, il pubblico urla «Toni», mentre lui scappa sotto la curva con quella mano che ruota di fianco all’orecchio. Un marchio di fabbrica inconfondibile, su cui i biancorossi di Beckenbauer e Rummenigge hanno scommesso parecchi milioni di euro. La sensazione è che l’investimento verrà ripagato alla grande.
Il vantaggio rassicura la corazzata bavarese, che rallenta i ritmi senza rischiare nulla (d’altra parte la neopromossa Hansa Rostock pare destinata al ruolo di vittima sacrificale). Toni non è al massimo, ma si muove bene: mette in mostra tutto il suo repertorio, sfiora il raddoppio con un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio piazzato. L’intesa con Miroslav Klose (che chiuderà i conti con una doppietta) è di quelle da quaranta gol in due, per quei mattacchioni della Bild è già nata la coppia «Super Kloni».
Il festival del gol all’italiana prosegue qualche chilometro più in là, oltre la Manica. In Italia gli hanno chiuso la porta in faccia apostrofandolo come divetto che pensa a tutto fuorché al pallone. A Manchester, dove in effetti i calciatori sono fenomeni pop a tutto tondo (qui nacque il circo Beckham), Rolando Bianchi è già una mezza star: gli hanno anche attribuito una fidanzata non sua (la Santarelli, che sta col compagno di squadra Corradi). Ma Sven Goran Eriksson lo ha voluto come ariete del suo giovane attacco, perché Bianchi con i gol ci sa fare.
Quelli del West Ham lo hanno provato sulla propria pelle: al 18’ del primo tempo il 24enne ex amaranto si lancia in spaccata sul tiro-cross del brasiliano Elano e firma la sua prima rete al City. Urlo di gioia e corsa verso i compagni, negli occhi la convinzione di poter essere protagonista anche fuori dai campi italiani.
Bianchi gioca e lotta affamato di gol per circa un’ora, poi viene sostituito. Il suo nome rimane l’unico sul tabellone dell’Upton Park quasi sino al fischio finale (il 2-0 arriverà all’87’, gol di Geovani). Eriksson esulta e ringrazia il bomber tricolore.
Per i meno attenti, c’è un’altra Premier League, quella scozzese, che porta la firma di un ragazzo di casa nostra: Massimo Donati, 26 anni, prima stagione al Celtic Glasgow, non è un attaccante, ma al festival del gol made in Italy si è invitato lo stesso. E ha aperto le danze nel 4-1 dei biancoverdi contro il malcapitato Falkirk al 35’ del primo tempo.
In Spagna il campionato deve ancora cominciare, ma i rimpianti per la fuga dei nostri talenti possono continuare: al debutto con la maglia del Villarreal, in amichevole, anche Giuseppe Rossi ha segnato il suo primo gol. E l’Europa ringrazia il made in Italy.
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