nostro inviato a Torino
«Non ho alcuna intenzione di andare da altre parti, qui cè ancora moltissimo da fare. Se è vero che presto potrei lasciare la guida di Fiat Auto? No. Questa divisione deve continuare a essere gestita in un modo molto disciplinato fino a quando non sarà in grado di provare di essersi guadagnata il diritto di stare in piedi». Al Lingotto la missione di Sergio Marchionne non è ancora finita e, come ha dichiarato lo stesso top manager al Giornale, continuerà anche dopo il 2007, anno che tempo fa lamministratore delegato si era posto come termine per il completamento delloperazione rilancio della Fiat. Per quanto riguarda lAuto, invece, dalle affermazioni di Marchionne sembra che i tempi per un passaggio delle consegne non siano ancora maturi. «Nel 2005 è stato fatto tanto - aggiunge - e il fatto che siamo partiti nel 2006 con un bilancio e un conto economico simili ci dà molta più fiducia». Marchionne è anche convinto che il valore dellazione torinese «è sicuramente superiore a quello attuale». Ieri il risanatore del Lingotto ha ricordato i prossimi obiettivi per lAuto: il mantenimento di una quota del 30% in Italia e del 7,2% in Europa, con 1,8 milioni di vetture vendute nel mondo, rispetto al milione e 680mila veicoli immatricolati lo scorso anno. E mentre a maggio, in forte anticipo sui piani, la Grande Punto (gli ordini sono saliti a 130mila) sarà prodotta anche a Mirafiori, entro lanno una nuova alleanza industriale potrebbe aggiungersi a quelle già in corso. Oltre al lavoro svolto da Marchionne, dal suo staff e da tutto il personale del gruppo, la rinascita della Fiat, secondo il presidente Luca di Montezemolo, non sarebbe avvenuta «senza il sostegno di tutte le banche (il Sanpaolo è una banca amica, ha tagliato corto Marchionne in risposta al recente batti e ribatti) e limpegno della famiglia Agnelli che ha saputo rischiare per il successo dellimpresa».
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