Torino e il Piemonte scommettono sulla ripresa economica

A Torino e, in generale, in Piemonte, è in aumento l’ottimismo sulla ripresa economica, anche se il futuro continua ad apparire incerto. Lo rivelano le indagini congiunturali relative al secondo trimestre 2010 dell’Unione Industriale di Torino, presieduta da Gianfranco Carbonato, e da Confindustria Piemonte, guidata da Mariella Enoc. In entrambe, pur restando negativo il saldo tra ottimisti e pessimisti, si nota un miglioramento delle attese rispetto ai trimestri precedenti. E colpisce, in particolare, la crescita della fiducia a Torino e dintorni, dove i problemi generati dalla recessione globale si sono sentiti di più a causa della forte concentrazione dell’industria metalmeccanica, una delle più penalizzate dalla crisi.
Se a livello regionale il saldo tra ottimisti e pessimisti sulle aspettative di produzione è salito da -19,4 punti di dicembre a -6 punti, nell’area torinese si è passati da -35 a -19 punti percentuali, con un miglioramento di 16 punti. Parliamo di un territorio in cui le imprese dichiarano ancora di sfruttare solo il 60% della capacità produttiva, contro il 65,2% a livello regionale. Ma nei mesi scorsi questo valore era sceso addirittura al 50%.
Del resto è proprio nel settore metalmeccanico che oggi si vedono maggiormente rafforzare i segnali positivi già emersi nei mesi scorsi. Questo regala una boccata d’ossigeno in un territorio a forte vocazione manifatturiera, grazie anche alla presenze di una delle più grandi aziende automobilistiche mondiali (Fiat) e dal suo indotto. Per riuscire a cogliere appieno le opportunità di ripresa, ha detto però Carbonato alla vigilia delle elezioni regionali, occorrono diversi interventi: tra quelli il miglioramento della logistica e delle infrastrutture (in primo luogo la realizzazione della Tav), lo stimolo alla ricerca e all’innovazione, la riduzione dei costi energetici (grazie anche al nucleare) e - molto importante - il supporto al riorientamento dell’export verso i mercati emergenti, nuovo motore dell’economia mondiale. E il momento è quello giusto. Tra le attese che si sono rafforzate tra gli industriali piemontesi c’è proprio quella di un aumento degli ordini esteri. Nel settore metalmeccanico, in particolare, il saldo è tornato per la prima volta positivo (+3,4 punti) dopo sette trimestri: a dicembre era pari a -11.
Tra gli altri settori in cui si sono consolidati i segnali positivi si segnala anche la chimica, con un tasso di utilizzo degli impianti intorno al 70% e aumenti degli ordini interni e esteri. Indicazioni incoraggianti, dopo un periodo molto nero, arrivano anche per il settore gomma-plastica. Anche nel settore del tessile-abbigliamento, che è quello che continua a sentire più forti i morsi della crisi, cresce la convinzione che il peggio sia alle spalle. A mostrare stabilità produttiva e un miglioramento delle attese sulla domanda estera è un altro dei comparti chiave della regione del Nord-Ovest italiano: l’alimentare. In Piemonte si producono vini pregiati esportati in tutto il mondo, ma anche prodotti lattiero-caseari e riso. Vercelli è il più importante mercato risicolo d’Europa.
Molto legato al mondo enogastronomico è un altro settore che gioca un ruolo chiave nell'economia piemontese e che può essere ulteriormente sviluppato: il turismo.

Nella regione non mancano esempi virtuosi in questo campo, come il Biellese, dove accanto ai settori tradizionali (in particolare il tessile) si sta potenziando la valorizzazione delle risorse naturalistiche, culturali e dei prodotti tipici per attrarre turisti dal resto d'Italia e del mondo.
Non è un caso che proprio la provincia di Biella sia quella che ha risentito meno delle altre della regione alla crisi degli ultimi due anni.

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