Marcello Chirico
da Milano
Su quanto sia urgente la realizzazione della Tav questa volta non si è espresso il solito politico, ma chi in questo momento può essere ritenuto - a prova di smentita - il maggior esperto nazionale di trasporto ferroviario. Leggi, Elio Catania, che è poi il presidente di Fs. Il quale ieri mattina, partecipando ad un convegno organizzato presso la sede milanese di Assolombarda da Infrastrutture Lombarde (la società regionale che coordina la realizzazione in Lombardia delle grandi opere) e moderato dal direttore de Il Giornale Maurizio Belpietro, è stato categorico: «Sulla Tav - ha detto - ci stiamo giocando il futuro del Paese». Accompagnando questo grido dallarme da unaltra dichiarazione apocalittica: «La sua mancata realizzazione potrebbe mettere a repentaglio il futuro dellItalia in Europa». Praticamente, al di là delle proteste valsusine e delle divisioni sul tema allinterno dellUnione, non abbiamo scelta: va fatta e basta. Ma più che contro i no-tav (seppur non esenti da critiche), Catania ha puntato il dito verso «i troppi contabili che guardano alla quarta cifra decimale, mentre bisogna rendersi conto che è necessario andare avanti con unopera che si rivelerà strategica per i prossimi 40-50 anni. Con incertezze o ritardi ulteriori rischieremmo di scollegare il paese dai grandi circuiti europei».
Quanto poi allannosa questione dellimpatto ambientale, Catania ha voluto essere altrettanto chiaro: «Lanalisi deve essere attenta, tenendo conto che il 20% di ogni opera viene mediamente destinato alla riduzione del medesimo e alla riqualificazione del territorio». Ma a volte può essere solo un pretesto per bloccare liter delle opere, come ha ben potuto documentare il ministro dellAmbiente Altero Matteoli: «In 5 anni di governo - ha detto - ho firmato 170 valutazioni dimpatto ambientale ordinarie e 160 straordinarie, praticamente 4 al mese, e ciò nonostante pochissimi progetti sono partiti proprio a causa delle contestazioni. Nello specifico, sulla Tav non per contrarietà verso lopera ma addirittura contro laccertamento tecnico che valuta se è possibile farla o no. Opera che, ricordo, era stata decisa dal governo Amato e non dal nostro».
E meno male che molte opere sono partite, «altrimenti in Italia ci sarebbe stata unautentica recessione» ha sottolineato il ministro dei trasporti Pietro Lunardi. «Il nostro programma infrastrutturale - ha aggiunto - ha consentito, dal gennaio 2003 ad oggi, ad un incremento del Pil del 2.5%, creando 500mila nuovi posti di lavoro. Per questo andremo avanti con la Torino-Lione, il ponte sullo stretto e il Mose, che il centrosinistra non vuol fare, o quanto meno non si riesce a capire a chi dei partiti dare ascolto, visto che uno dice sì e laltro no. Altro che Unione!».
Stessa determinazione lavrà la Regione Lombardia per quanto riguarda le proprie opere, come confermato dal governatore Roberto Formigoni, secondo cui il 2009 «sarà lanno della grande svolta infrastrutturale per la Lombardia», nonostante le perplessità manifestate per esempio sulla direttisima BreBeMi dal presidente di Autostrade, Gros Pietro (ma dal Pirellone hanno fatto sapere in serata che di ciò Autostrade «se ne prende la responsabilità»).
Tornando ancora ai treni, Catania ha chiesto «pazienza» per il raggiungimento di una piena efficienza del trasporto su rotaia «i cui primi risultati si potranno vedere non prima del 2007, «poiché in Italia stiamo scontando un ritardo di decenni rispetto al resto dEuropa, quantificabile al 4-5% del Pil. Per questo Fs investirà 35 miliardi di euro in infrastrutture e formazione professionale».
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