A Torino una sola strategia: riportare il caso in famiglia

da Milano

Cinque mesi di lotta sotterranea tra avvocati e consulenti di comunicazione. A colpi di annunci e di scoop su giornali stranieri. Tanto è passato dal 31 maggio scorso, quando Margherita Agnelli de Pahlen (scoop del Wall Street Journal) ha deciso di citare in giudizio due mostri sacri della finanza torinese e del mondo Fiat, Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, in qualità di mandatari del padre Gianni (scomparso il 24 gennaio 2003), nonché la madre Donna Marella Caracciolo. I legali di Margherita chiedono una sola e semplice cosa: il rendiconto dell’eredità dell’Avvocato, che non è mai stato fatto a Margherita, unica figlia e dunque erede legittima, al pari di Donna Marella. Come noto, dopo la morte dell’Avvocato, Margherita ha rinunciato alla Fiat in cambio di altre proprietà. Ma poi ha deciso di conoscere l’asse ereditario nel dettaglio.
Di fronte a tale mossa, la linea difensiva e di «comunicazione» di casa Fiat è stata chiara fin da subito: trasformare una vicenda legale in una storia di famiglia. Ieri l’ultimo atto: nella lettera di Donna Marella all’edizione tedesca di Focus si leggono parole come ingratitudine, falsità, tradimento, che appartengono più alla sfera personale che non a quella di merito. Con un messaggio molto chiaro: «Il mio unico desiderio - scrive Marella - è vedere tornare la pace tra mia figlia e il resto della famiglia». Desiderio irrealizzabile «fino a quando Margherita continuerà questa sua insensata iniziativa».
In un altro passaggio Marella dice di trovarsi «nella spiacevole situazione di dovermi difendere in Tribunale, chiamata in causa da mia figlia». Una situazione che i legali di Margherita, guidati da Charles Poncet, direttamente dal suo studio di Ginevra, in accordo con l’avvocato Girolamo Abbatescianni a Milano, considerano fuorviante: la citazione di Donna Marella come «convenuta» è un atto dovuto per questioni successorie (è l’unica altra erede, dunque è interessata). In realtà la questione vede Gabetti e Grande Stevens come unici «mandatari» e dunque i due in grado di rendere conto a Margherita dell’asse ereditario. Un rendiconto che fino ad adesso non è stato ancora fatto. E da quanto emerso finora, sembra che Poncet abbia in mano elementi molto importanti sulla consistenza patrimoniale dell’eredità, finora fatti solo «balenare» alla controparte.
L’udienza è in calendario per il 21 gennaio. Prima di allora l’avvocato Marco Weigmann, che da Torino difende Gabetti e Grande Stevens, dovrà decidere la strategia. Sembra che non abbia intenzione di presentare una memoria difensiva (entro il 21 dicembre).

Di certo non può pensare di arrivare a un compromesso di natura economica con la figlia dell’Avvocato: la linea di Margherita de Pahlen è chiaramente rivolta alla conoscenza del rendiconto, e non a portare a casa qualche bene in più.

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