Eleonora Barbieri
da Milano
«Io non voglio fare la figura del patacca, hai capito?». No, la segreteria telefonica, probabilmente, non ha capito. «Biiip». «È la quinta volta che telefono, mi consuma il rotolo e stamattina funziona sempre... Se non si può far niente io lo chiudo il scielf... Hai capito?».
Il «scielf» è il distributore automatico, quello di Tiziano Lugaresi, benzinaio di Cesenatico: la stampante non funzionava, gli scontrini non erano ricevute ma inutili fogliettini, insomma, lui lavorava per niente. «Tenere un impianto acceso tutta la notte per fare cosa, per pagare delle bollette della luce?». Ci voleva il tecnico. Ma la ditta, a quanto pare, latitava: e così Lugaresi ha lasciato una serie di messaggi con contorno di bestemmie e parolacce varie - nella speranza, vana, di ottenere una risposta.
E chi non si sarebbe un po alterato? Lidraulico che non si presenta quando il bagno è allagato, i mezzi pubblici che non passano, il telefono che non funziona: un tormento, senza che nessuno ci dia retta. E Lugaresi ha alzato la voce. Come quel macellaio del Veneto che, un venerdì, si era trovato con le celle frigorifere che non raffreddavano più, col rischio che tutta la carne andasse a male entro poche ore. Ma la «Barcaro&figli», lazienda per la manutenzione, non ne voleva sapere: «È inutile che me mandi il bocia (il ragazzino) e dopo diese minuti va via - si sfoga in un crescendo di improperi lanonimo macellaio - e sè tuto roto come prima». Di maledizione in maledizione, anche lui giunge a spiegare il concetto: «A te ve a finir male con mi, Barcaro».
Il telefono riattaccato, la rabbia che ribolle tale e quale. Ma qualche volta anche sbraitare serve, non solo a sentirsi un po più sollevati e un po meno frustrati: se in giro cè qualche patito di internet e cellulari che vi ascolta, la fama è quasi assicurata. È successo a Tiziano Lugaresi, le cui sfuriate, dalla sua area di rifornimento, hanno fatto il giro dItalia e persino del mondo: versioni rap per le discoteche della Riviera adriatica; interviste; clienti in coda per ottenere un autografo. E persino richieste dagli Stati Uniti per avere un «cd» con lincisione della spettacolare arrabbiatura in romagnolo. Tutto merito del web: è qui che i «tormentoni» trovano pubblico e successo, trasformati anche in suonerie per i cellulari. Come «Barcaro&figli». E come «Pota pota pota», la canzone delle valli dellInsubria, intonata da un fantomatico «Bepi lalpino» sulla melodia di «Tanto 3» di Jovanotti: «Vado in vacanza», informa Bepi. «Col mülo?», gli chiede lamico. «Eh, mi piacerebbe - risponde il bergamasco -, ma mi han detto che in aereo posti non ce nè...». Basta navigare per la rete con le cuffie allorecchio: cè il «remake» di «I bambini fanno Oh» di Povia; oppure, per chi ama la musica tecno, cè anche la «Crazy frog», la rana pazza con tanto di video dal sapore futuristico.
Il maestro del genere è Mario Magnotta, bidello di un Istituto tecnico dellAquila che, con spiccato accento abruzzese, viene colto in telefonate surreali, complice un gruppo di studenti che ha deciso di registrare le sue «performance», trasferendole in un sito ad hoc. Ma cè anche Salvatore Zedda, operaio dellAnas in provincia di Oristano, che sopporta le pene dellinferno per ottenere una casella di posta elettronica con Tiscali: tanto che alcuni centralinisti hanno pensato di immortalare le sue richieste di una «passauord».
Scherzi.
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