Maurice Béjart non ha bisogno di tante presentazioni. Coreografo stimatissimo, grande uomo di teatro, il celebre artista marsigliese ha dominato il panorama del balletto nel secondo novecento, affascinando e conquistando il pubblico ovunque, in tutto il mondo. A Genova c'è chi lo ricorda poi come uno dei principali protagonisti del Festival del Balletto di Nervi, cui ha partecipato quasi ininterrottamente dal 1964 in poi. Ora, ad un anno e mezzo dalla sua scomparsa, tornano a Genova alcune delle sue opere più o meno note, proposte dal «Béjart Ballet» di Losanna, la storica compagnia da lui stesso fondata nel 1987 e ora diretta da Gil Roman, allievo prediletto e brillante collaboratore del Maestro. Prima rappresentazione domani al Carlo Felice (repliche fino a mercoledì 6 maggio), con l'orchestra del teatro diretta da Nicolas Brochot. Due lavori celeberrimi come «L'Oiseau de Feu» sulla musica di Igor Stravinskij e il «Bolero» di Ravel (che avrà come protagonista una donna), entrambi naturalmente con la coreografia di Béjart; accanto a due pezzi meno noti, che saranno eseguiti su basi musicali registrate: «Igor et Nous», sempre su musica di Stravinskij e coreografia di Bejart, e «Casino des Esprits», su musica di Antonio Vivaldi e coreografia di Gil Roman. «Igor et Nous» - dove Igor è proprio Stravinskij, massimo compositore per balletto del secolo scorso - è uno degli ultimi pezzi di Bejart, che debuttò a Parigi nel 2007, proprio nell'anno della morte del Maestro.
«Casino des Esprits» nasce invece nel 2004 in occasione dei cinquant'anni di vita della Compagnia ed è una suite coreografica che mette in scena quattro spiriti che abitano i vicoli di Venezia, «città dei sogni» tanto amata da Bejart. «Quando cerco una parola per rimpiazzare il termine musica, non trovo altro se non la parola Venezia», è un suo indimenticato pensiero. Tra le iniziative collaterali allo spettacolo, la tavola rotonda «Béjart est toujours là», oggi pomeriggio alle 18.
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