Torna il Cirque du Soleil in una favola da kolossal

Uomini treno, contorsioniste e mondi capovolti. L'incanto circense di uno spettacolo "puro"

Torna il Cirque du Soleil in una favola da kolossal

E invece sì, c'è ancora. C'è ancora quell'atmosfera magica e sognante, magari pure malinconica, che avvolgeva i circhi vagabondi di inizio Novecento. La trovate, se volete, al Cirque du Soleil che è tornato anche dalle nostre parti dopo un po' di, diciamo così, convalescenza e sarà a Roma (Tor di Quinto dal 21 marzo al 29 aprile) e a Milano (Piazzale Cuoco dal 10 maggio al 25 giugno). È il ritorno del Cirque in Italia dopo gli ultimi spettacoli annullati per l'arrivo della pandemia. Sembra un'era geologica fa e invece sono trascorsi solo tre anni. Ma valeva la pena aspettare, almeno alla luce di questo Kurios - Cabinet of curiosities. Ha debuttato in Europa qualche settimana fa nel posto giusto, alla Royal Albert Hall di Londra, marmi e stucchi vittoriani vecchi di centocinquant'anni e quindi perfetti per un super spettacolo che oggi si definisce «steampunk», ossia capace di mescolare tecnologia e storia, fantascienza e fantapassato.

Ma il vero valore aggiunto è la capacità del Cirque di essere «altro» rispetto a qualsiasi attrazione cinematografica, musicale, teatrale o sportiva. Gioca un campionato a parte rispetto a tutto il resto e, onestamente, «the price is worth the ticket», ossia il prezzo vale il biglietto. Anche sotto i grandi tendoni di Roma e Milano, Kurios non perderà la magia che ha letteralmente riempito la Royal Albert Hall per un paio d'ore davanti a un pubblico solitamente molto composto come quello inglese. Sulle poltroncine e nei palchetti di questo tempio dell'arte c'erano giovani e giovanissimi, coppie di anziani curiosi, bambini con il naso all'insù, tutti richiamati dal fascino sinuoso e pure un po' misterioso di questo Kurios Cabinet of curiosities che è il biglietto per una dimensione parallela nella quale tempi e luoghi non hanno regole, tutto accade e le fantasie diventano realtà almeno per un po' e poi tornano impalpabili perché ne è arrivata un'altra, magari ancora più spettacolare. Il nuovo spettacolo del Cirque du Soleil è un racconto maraviglioso che ricama prodigi atletici, volteggi esagerati, centri di gravità permanenti e proporzioni impossibili. Insomma, la «Camere delle meraviglie» di Kurious è quella di un inventore con l'animo da bambino che accoglie un caravanserraglio di personaggi fantastici come il suo assistente Nico, che «galleggia» in un costume a fisarmonica (per realizzare l'abito il costumista ha trascorso una settimana cucendolo dall'interno). Per tutto lo spettacolo la «camera» cambia trama, coreografia e scenografia senza sosta. C'è Klara, con la gonna a cerchi concentrici ispirata da Metropolis di Fritz Lang, una citazione che rende l'idea. E c'è Madamoiselle Lili, che è l'australiana Rima Hadchiti, una delle dieci persone più piccole del pianeta, 18 kg di peso per un metro di altezza. Madamoiselle Lili spunta dall'enorme ventre-caldaia del pacioso Mr Microcosmos che cammina a passi lenti intorno alla pista. Ci sono uomini treno e persino grammofoni che ruggiscono come leoni. Le contorsioniste che si esibiscono con leggiadria da olimpioniche su di una gigantesca mano meccanica da 340kg sono forse il biglietto da visita più riuscito di questo ritorno del Cirque du Soleil.

Oppure «Il mondo capovolto», che è capovolto per davvero. Sulla pista c'è un tavolo con «commensali» che diventano incredibili equilibristi su sedie impilate mentre a venti metri d'altezza, proprio sopra le loro teste, la stessa scena si svolge con altri equilibristi che fanno le stesse acrobazie in modo speculare. L'attenzione al dettaglio e il dettaglio delle attenzioni. Ci sono capolavori atletici che, nella più pura scuola circense, vengono esibiti con leggerezza, senza strilli, senza coreografie apocalittiche o smisurate. Il «suono» dei muscoli e il frusciare dei costumi quasi si percepiscono qui, in questo palchetto della Royal Albert Hall, mentre pochi filmano le scene con il cellulare e molti di più non ci pensano neanche perché il richiamo del prodigio è più forte, molto più forte. Si guarda e ci si meraviglia. Anche questa volta Le Cirque du Soleil conferma che spesso ci perdiamo dentro il display di un telefono solo perché quello che c'è intorno non ci interessa abbastanza. Kurios non ha bisogno di storie su Instagram per catalizzare attenzione. Il susseguirsi delle scene ricorda le tavole dei libri di Jules Verne o quelle più tecniche ma egualmente visionarie di Hugo Gernsback oppure, molto più semplicemente, i disegni dei mensili di inizio Novecento che provavano a descrivere fatti straordinari. Ma, soprattutto, nei due tempi di Kurios, il primo più esaltante, il secondo meno frenetico, non c'è alcuna allusione, nessuna seconda lettura, nessun riferimento sociale o politico. È spettacolo puro, punto e basta, roba che oggi - nell'epoca delle dietrologie obbligatorie e delle interpretazioni complottiste - è davvero indice di rarità, o forse di sano ritorno alla storia del circo che portava favola e sbigottimento anche nelle periferie degli imperi. Ed è uno spettacolo kolossal. Per questa 35esima produzione nella storia del Cirque ci sono 47 artisti provenienti da 17 Paesi e lo show si sposta per l'Europa su 65 camion, 122 addetti del tour e 2mila tonnellate di attrezzatura.

In una parola, anzi qualcuna di più: venghino, siori e siore, qui si entra a guardar le stelle, accomodatevi, questo è l'unico sbuffo di fantasia in una vita dove due più due fa sempre quattro. Funamboli e saltimbanchi. Esagerazioni e ohhh. Le Cirque du Soleil non è il Barnum, non ci sono mostruosità e, se ci sono, sono gioiose, mai brutali. Se è vero che, come diceva Fellini, «il circo è esattamente un miscuglio di tecnica, di precisione e di improvvisazione», qui tutto è elevato all'ennesima potenza quasi a dire eccoci siamo ritornati e non era poi così sicuro. Nel 2020 la pandemia ha tagliato le gambe al Cirque du Soleil, ma sul serio.

«In pochi giorni il mondo è andato in lockdown, tutti i nostri spettacoli sono stati annullati e le nostre entrate sono passate da un miliardo di dollari all'anno a zero nel giro di pochi giorni» ha raccontato all'Espresso Stéphane Lefebvre, il nuovo amministratore delegato del Cirque du Soleil Entertainment Group. Da un miliardo a zero. Roba da demolire qualsiasi gruppo e qualsiasi progetto. Questo no. È rimasto in piedi, forse anche grazie alla gigantesca ondata d'affetto arrivata da tutto il mondo. E ora la ripartenza.

«Ogni spettacolo viene preparato e montato a Montreal con due mesi di lavoro e sei settimane di prove sotto al tendone e ora abbiamo in programma un nuovo show intitolato Echo, che debutterà il 20 aprile», spiega il direttore artistico Rachel Lancaster dopo il debutto di Kurios alla Royal Albert Hall finito con i bambini che spalancavano gli occhi dalla meraviglia proprio come se fossimo ancora nella Londra della Regina Vittoria.

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