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Torna la figlia di Eltsin. Contro Putin

Era la donna più potente e chiacchierata di Russia, poi lo zar Vladimir fece piazza pulita dei fedelissimi di suo padre. Ora Tatiana Yumasheva è pronta a guidare un nuovo partito. Che potrebbe trovare un alleato a sorpresa: Medvedev

Torna la figlia di Eltsin. Contro Putin

L'ex zarina del Cremlino, la figlia del primo presidente dell'era post sovietica, potrebbe tornare in politica. Preferisce farsi chiamare Tatiana Yumasheva, ma il suo patronimico è Borisovna, figlia del defunto Boris Eltsin. Fino a 10 anni fa la donna più potente e chiacchierata di Russia, è stata il più influente consigliere del padre tra il 1996 e il 1999. L'ultimo giallo che avvince i russi e che i media nazionali tentano da giorni di sciogliere racconta di un possibile ritorno in campo di Tatiana come volto del nuovo club che nascerà in seno al partito di maggioranza Russia Unita con lo scopo di raggruppare uomini di affari dal credo liberal e interessati a una modernizzazione del Paese. Il club, secondo voci vicine al Cremlino e riportate dal quotidiano russo Rbc, dovrebbe diventare presto un vero e proprio partito politico.

Russia Unita il cui leader è il primo ministro Vladimir Putin, conta già quattro club politici al suo interno. La nuova entità andrà a sostituire il «Causa giusta», il gruppo più conservatore dei quattro, colpevole di una generica «disattesa delle aspettative» dei suoi fondatori. L'idea di creare un nuovo club sarebbe di un'altra eminenza grigia dell'era Eltsin, Alexander Voloshin. Capo di Gabinetto sotto zar Boris, Voloshin si dimise con l'avvento di Putin che lo sostituì con Dmitri Medvedev, oggi presidente della Federazione.

Tatiana per ora smentisce le indiscrezioni giornalistiche, ma da Russia Unita nessun commento o rettifica. Dopo un decennio lontana dalla scena pubblica, la figlia di Corvo Bianco (come era stato soprannominato Eltsin) aveva rotto il silenzio a dicembre, esordendo online con un blog molto personale che ha subito acceso la curiosità di tutta Mosca. Con l'intento di denunciare le «bugie e le ingiustizie» diffuse contro il padre, Tatiana stronca puntualmente l'entourage dell'ex presidente (morto nel 2007) e svela gli intrighi di palazzo che scuotevano il Cremlino in uno dei periodi più turbolenti della sua storia: dal crollo dell'Impero nel 1991, alla politica dell'ultra liberalismo e delle privatizzazioni sfrenate, fino all'elezione del «delfino» Putin.

Allontanata nel 2000 dagli uffici della presidenza dal nuovo zar Vladimir, impegnato a fare piazza pulita della precedente amministrazione, Tatiana «rilegge» gli anni '90 sotto una luce che oggi torna comoda agli oppositori del potere putiniano. «Il blog di Tatiana - commenta Boris Nemtsov, ex vicepremier di Eltsin e capo del movimento di opposizione Solidarnost - tende a ricordare che Putin è solo una creatura di Eltsin». Raccontando che la Russia di Eltsin era più liberale di oggi, il blog della Yumasheva farebbe gioco anche al presidente Medvedev, sempre più interessato ad affrancarsi dalla sudditanza all'ingombrante premier.

Ed è proprio la possibile simpatia-alleanza di Tatiana con il «moderno» capo di Stato a danno di Putin, che stuzzica la curiosità degli osservatori politici. Secondo voci vicine al Cremlino, il nuovo club-partito dovrebbe farsi portavoce delle idee di modernizzazione economica del presidente e avere tra i suoi attivisti businessmen di spicco nel panorama nazionale. Per il quotidiano Kommersant, al Cremlino sono convinti che Medvedev sia ben più liberal della maggior parte dei membri di Russia Unita e per questo voglia un partito che rispecchi e metta in pratica le sue idee sullo sviluppo del Paese.
Anche se finora non ufficializzati, movimenti del genere all'interno del partito di maggioranza suscitano il vivo interesse di cremlinologi e analisti in vista delle elezioni presidenziali 2012. Tanto più dopo le ultime regionali, in cui Russia Unita ha registrato un calo rispetto al tradizionale consenso bulgaro, in un momento in cui il malcontento popolare cresce e si fa sentire. Ieri, nel «Giorno della rabbia», in migliaia sono scesi in piazza in 50 città del Paese. Protestavano contro il governo Putin, le pessime condizioni di vita dovute alla crisi, i rincari dei generi di prima necessità e un sistema sanitario allo sfascio. Una settantina di arresti hanno sigillato le proteste.

Domani è un altro giorno.

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