da Città del Vaticano
È di nuovo gelo tra Santa Sede e la Cina comunista. Dopo le notizie di persecuzioni contro sacerdoti e suore dei giorni scorsi, ieri il Vaticano ha espresso il propsrio dissenso con la linea repressiva di Pechino. Un comunicato, pur con le prudenze necessarie dovute alle difficoltà di accertare con piena sicurezza i fatti, esprime «ferma condanna» e «grave preoccupazione» per le violenza cui è stato sottoposto un gruppo di suore e per gli arresti di alcuni sacerdoti. Questi ultimi detenuti nellHebei, regione in cui la presenza cattolica è particolarmente significativa. Non va dimenticato che nellHebei è tuttora agli arresti un vescovo, monsignor Jia.
Sembra proprio difficile imprimere un corso positivo ai rapporti tra Vaticano e Cina. Ieri mattina sono stati resi noti dal Vaticano i temi discussi nella riunione del Consiglio speciale per l'Asia del sinodo dei vescovi svoltosi il 18 e 19 novembre scorsi. Nel corso dei lavori, annuncia un comunicato, «È stato rilevato che la Chiesa cattolica in Asia svolge spesso la sua attività in un contesto sociale non troppo favorevole in alcune Nazioni, nelle quali non viene rispettata la libertà religiosa».
La vicenda cinese è la più nota: la Chiesa di Roma sta cercando con una paziente attività diplomatica di aprire nuove relazioni con Pechino, che continua però a manifestare forti riserve nei confronti del Vaticano. La presenza di una Chiesa cattolica patriottica fedele al regime e che si contrappone a una Chiesa clandestina o sotterranea, cioè quella cattolica, un problema esistente ormai da tempo.
Nella sua recente visita in Cina - quasi ignorata dagli organi di informazione locali - il presidente statunitense George W. Bush aveva chiesto al regime di Pechino di avviare relazioni con il Vaticano e di concedere libertà di culto, ma il suo appello non sembra avere avuto alcuna eco positiva.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.