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Tornano gli oligarchi russi e si prendono giornali e stadi

Le loro spese vanno da centinaia di milioni di dollari per uno yacth privato, a una sterlina per prestigiose e influenti testate giornalistiche straniere.
I loro interessi spaziano tra banche, oro, petrolio e materie prime, ma poi hanno le «braccia corte» quando si tratta di reinvestire nel loro Paese. Sono influenti businessmen dal passato più variegato: ex agenti dei servizi segreti, fisici, ingegneri e studenti di economia.
Nonostante le nefaste profezie di chi un anno fa li immaginava spazzati via dalla crisi globale, gli oligarchi russi rimangono uno dei pilastri dell’economia federale e continuano a ramificare i propri interessi all’estero. Così, l’acquisto da parte del miliardario Alexander Lebedev di uno dei più rispettati giornali britannici, The Independent, ha riacceso le annose dietrologie sui motivi di questa nuova scommessa editoriale: ex agente Kgb, il magnate Lebedev agisce per conto del Cremlino, di cui tenta di ripulire così l’immagine all’estero o in sua aperta opposizione? Già, perché le fortune e la sorte dei capitalisti russi sono da sempre strettamente dipendenti dai rapporti con l’apparato e di contro il Cremlino non può fare a meno di questa sorta di «furbetti del quartierino» in salsa russa.
Cinquant’anni, un patrimonio valutato in 2,5 miliardi di dollari, un impero che abbraccia compagnie aeree, assicurazioni, alberghi di lusso, media e finanza, Lebedev è proprietario con Mikhail Gorbaciov del giornale Novaja Gazeta, strenuo accusatore del governo di Vladimir Putin. Non ha mai cambiato moglie, detesta le squadre di calcio e il lusso sfacciato, per questo è considerato un oligarca «anomalo».
Ma chi sono oggi i tycoon del dopo crisi? Quelli che non sono colati a picco assieme ai prezzi di petrolio e materie prime sfruttando finanziamenti, crediti e agevolazioni di ogni tipo elargite dal Cremlino? Per Forbes, l’uomo più ricco di Russia è Vladimir Lisin, 54 anni, lo zar dell’acciaio, titolare del gruppo metallurgico Novolipetskij metallurghicheskij combina, con una fortuna di 18,8 miliardi di dollari. La crisi ha solo scalfito Lisin, che è riuscito a recuperare addirittura undici miliardi di dollari.
Mikhail Prokhorov, 44 anni, capo del gruppo Onexim (alluminio, oro e banche), con patrimonio di un solo miliardo di dollari in meno (17,8), segue al secondo posto. Prokhorov raccoglie i frutti di una mossa saggia che l’anno scorso lo ha visto uscire al momento giusto dal gruppo Norilsk, fruttandogli 10 miliardi di dollari in contanti.
Un portafoglio da 17 miliardi di dollari fa invece di Roman Abramovich, 43 anni, il terzo oligarca. Il patron del Chelsea ha usufruito nel 2009 di 6,5 miliardi di prestiti pubblici, riuscendo così a non rinunciare né agli amati Blues, né al mega yacht Eclipse, che vanta un sistema di protezione anti-missile.
Suleiman Kerimov, a capo della Nafta Moskva (14,5 miliardi), è quarto; qualcuno lo ricorderà per il tentativo fallito di comprare la squadra di calcio Roma.
Il re dell’alluminio ed ex fisico nucleare, Oleg Deripaska, una volta uomo più ricco della Federazione, ha subito ingenti perdite che lo hanno fatto scivolare alla sesta posizione nella classifica.
Fuori dalla top ten, ma con un patrimonio di tutto rispetto, c’è Vladimir Potanin (10,3 miliardi), 48 anni, magnate del settore minerario ed ex enfant prodige dei giovani comunisti, che in epoca Eltsin era diventato il 25° uomo più ricco del mondo; ma c’è anche Alexander Mordashov che con la sua Severstal, tra le compagnie leader a livello mondiale nel settore dell’acciaio e delle materie prime, accumula 9,9 miliardi di dollari.
Passione per le belle donne, il lusso sfrenato e le squadre di calcio sono i nuovi interessi dei più ricchi della federazione. Dopo il caso di Mikhail Khodorkovsky, infatti, i Paperoni russi hanno imparato a coltivare hobby lontani il più possibile dall’impegno politico e civile.
«Non rimpiangeremo gli oligarchi - scriveva nel 2009 il quotidiano Izvetzia - sono solo una banda di spilorci kitsch che si è arricchita portando all’estero i soldi dei russi».

La pensa così anche il primo ministro ed ex presidente Vladimir Putin che, proprio in questi giorni, ha fatto la ramanzina ai super ricchi del Paese che se la spassano mentre la Russia ha fame di investimenti.

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