È tornata l’Italia dei vecchietti: ora il Brasile può rispedirci a casa

«Sappiamo giocare meglio di così, e lo faremo vedere» aveva detto Marcello Lippi dopo la partita con gli Stati Uniti. A conti fatti, quella promessa ieri non è stata rispettata.
L’Italia si presenta in campo con qualche cambio rispetto all’esordio, come annunciato dal commissario tecnico. Del tridente originario rimane solo Iaquinta, affiancato da Rossi e Quagliarella, centrocampo confermato mentre in difesa torna Cannavaro, che stacca la 125ªpresenza in nazionale (una in meno di Paolo Maldini).
Ma lo spartito non cambia in egual misura: l’Italia fatica, e molto. Negli occhi c’è il primo tempo con gli Stati Uniti e non sembra siano passati tre giorni. I ritmi sono bassi, così come la propensione ad attaccare. Certo, di fronte c’è un avversario ostico: chiedere informazioni al Brasile. I campioni d’Africa si mettono in campo con un prudente 5-3-2 e, pur non rinunciando a giocare la palla, puntano a non scoprirsi troppo. Difesa a uomo compresa: a turno Quagliarella, Iaquinta o Pirlo allargano le braccia perché asfissiati dal Said o Rabou di turno.
Tutto questo porta a vedere il primo tiro di una certa pericolosità solo al 25’: dopo un paio di tentativi senza fortuna di Rossi e Iaquinta, è di nuovo il ragazzo del New Jersey a ritentare la fortuna. Dalla destra si accentra e, poco fuori dall’area di rigore, fa partire il suo sinistro: ma El Hadary, capitano dell’Egitto e da un anno portiere del Sion (Svizzera), gli dice di no. Speri che sia l’inizio di qualcosa di buono, ma puoi solo compatirti per il troppo ottimismo. Il tempo passa, ma le cose rimangono le stesse. Anzi, peggiorano.
Quando mancano cinque minuti alla fine del primo tempo l’Egitto, approfittando delle nostre difficoltà, tasta il terreno: vuoi vedere che c’è spazio per sognare? Ecco allora l’imbucata di Abd Rabou per Shawky che solo una miracolosa diagonale di Zambrotta riesce a salvare prima che diventi gol. Ma è solo la prima avvisaglia: passa un minuto e lo stesso Rabou ci tenta da fuori, Buffon è costretto a metterci la mano e a mandare la palla in angolo. Lo stesso dal quale parte l’occasione giusta per Homos: il centrocampista, lasciato colpevolmente solo da De Rossi, colpisce di testa e fa 1-0.
Seconda partita, e seconda volta che l’Italia torna in campo dopo l’intervallo sotto di un gol. Soltanto che questa volta la magia di un Giuseppe Rossi che entra e fa sfracelli non avviene. Anzi, la punta del Villarreal viene pure sostituita per far posto a Toni: ma il risultato non cambia. L’Egitto non butta via un pallone e certifica la sofferenza del centrocampo azzurro dove De Rossi sembra lontano parente di quello ammirato qualche giorno fa. Anche in difesa si balla: Chiellini (in particolare) e Cannavaro fanno venire i brividi ai tifosi juventini. Allora Lippi le prova tutta inserendo anche Montolivo, Pepe e Toni ma degli attaccanti l’unico ad avere un paio di occasioni è Iaquinta: entrambe le volte si emoziona davanti a El Hadary.
È questo il momento in cui l’orgoglio italiano esce finalmente allo scoperto, anche perché la partita si apre: spazi larghi a causa della stanchezza, si oscilla sempre tra l’1-1 e lo 0-2. Ancora complimenti al portiere egiziano, che prima chiude la porta a Montolivo poi con la manona ricaccia in gola per la terza volta l’esultanza di Iaquinta. Che poi maledice l’intera serata a quattro dalla fine: il suo tiro-cross si spegne sulla traversa. E con lui, si spegne pure la speranza azzurra di racimolare almeno un punto: per l’Egitto è la prima vittoria sull’Italia.
Lippi conferma la serata storta: «Nel primo tempo non abbiamo fatto nulla di quel che avevamo provato, nella ripresa meglio. Non è andata benissimo».

Sui “vecchietti troppo vecchietti”: «Qui ho portato dodici giocatori nuovi...».
Ora arriva il Brasile: chiedere un favore non sarebbe da campioni del mondo. Basterebbe batterli, ma mai quanto oggi l’impresa sembra dura.

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