da Roma
«Sarà una sfida all'ultimo voto», aveva previsto il Giornale, venerdì scorso. Così è stato. Ci sono voluto ben otto scrutini perché La sconosciuta di Giuseppe Tornatore si aggiudicasse la designazione italiana all'Oscar per la categoria «miglior film straniero», cioè non girato in lingua inglese. Il grande rivale, Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, è stato battuto per una scheda, otto a sette, dopo che nelle prime votazioni s'era imposto per nove a sei. Succede quando la partita si gioca tra due cavalli di razza. Ha deciso - assente giustificato Giuliano Montaldo - una commissione ristretta di quindici esperti, tra cineasti, produttori, critici e artisti «oscarizzati» (Gabriella Pescucci, Danti Ferretti), riunitasi ieri presso l'Anica, la Confindustria del cinema.
Raggiante Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa: «Da produttori storici di Tornatore non possiamo che esprimere gioia e orgoglio. Un risultato che da un lato ci dà fiducia nel cammino non facile verso la nomination ufficiale, e dall'altro suggerisce belle riflessioni sul riconosciuto valore del film e il suo reale respiro internazionale». Signorile il commento dello sconfitto Riccardo Tozzi, titolare di Cattleya: «Ora che Tornatore ha vinto facciamo tutti il tifo per lui». Lui, reduce da un pestaggio ad opera di due balordi rumeni che lo portò in ospedale la sera del 21 agosto, ieri era a Palermo, impegnato in una serie di provini in vista del primo ciak di Bagheria, previsto per lunedì prossimo. Produce di nuovo Medusa. Cast tutto siciliano, da Ficarra & Picone ad Aldo Baglio, da Leo Gullotta a Spiro Scimone e Francesco Sframeli, per una storia che sarà girata in dialetto, in parte sull'isola, in parte in Tunisia.
Dal regista solo poche parole, rilasciate all'Ansa. «Bissare l'Oscar dopo Nuovo cinema Paradiso? Non ci penso, anche se non si può mai dire. Comunque è presto per pensarci, prima aspettiamo le nomination. Intanto voglio ringraziare la commissione, compresi, ovviamente, i giurati che non mi hanno votato. Li ringrazio davvero tutti». Tornatore confessa di essere rimasto un po' sorpreso dalla notizia: «Francamente non ho avuto tempo per fantasticare su questa cosa, pensavo che decidessero a fine mese. Ma intanto posso dire questo: le proiezioni che abbiamo fatto all'estero, Stati Uniti inclusi, sono andate bene, il pubblico ha reagito magnificamente. Come in Italia, dove molte spettatrici che mi hanno scritto sono rimaste emotivamente colpite da questa figura femminile, una donna dei nostri tempi, con la sua voglia di redenzione, il suo bisogno di ricostruire una femminilità negata».
Come avverte Tornatore, designazione non significa, automaticamente, candidatura. L'anno scorso, ad esempio, il lanciatissimo Nuovomondo di Emanuele Crialese restò fuori dai giochi. La cinquina sarà resa nota dall'Academy Awards il 22 gennaio, solo quel giorno sapremo se La sconosciuta si misurerà con gli altri quattro film nella Notte delle stelle del 24 febbraio. Sono novantacinque, infatti, i Paesi decisi a partecipare, alcuni dei quali hanno già designato i loro candidati: la Germania, ad esempio, punta su Dall'altra parte del turco-tedesco Fatih Akim, la Francia su Persepolis dell'iraniana Marjane Satrapi, il Canada su L'âge des ténèbres di Denys Arcand.
Poi, certo, Tornatore è Tornatore. Nel 1990 si aggiudicò l'ambita statuetta per Nuovo cinema Paradiso, film molto amato dagli americani, nel 1996 L'uomo delle stelle strappò una nomination, il suo nome continua a suscitare entusiasmo e attenzione oltreoceano. Non per niente La sconosciuta, dopo essersi guadagnato quattro David di Donatello, tre Nastri d'argento e aver incassato in patria quasi quattro milioni di euro, si prepara a uscire negli Stati Uniti a gennaio, distribuito dalla Outsider Pictures.
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