Un toro per Berlusconi: «E adesso fuori le palle per conquistare Milano»

L’annuncio che a settembre l’Università del pensiero liberale comincia i suoi master e la meravigliosa violinista bionda che esce dall’enorme uovo di Pasqua. Suonando. Sacro e profano imbanditi con la stessa cura da Silvio Berlusconi nella settecentesca villa Gernetto di Lesmo. L’altra sera, per incontrare un centinaio di eletti del Pdl in Lombardia e alcuni imprenditori vicini al partito o pronti ad appoggiare la campagna elettorale del centrodestra. In tutto 15 tavoli da 10 posti l’uno e solito menù tricolore attento alle calorie. Presenti il coordinatore nazionale del partito Ignazio La Russa, i ministri dell’Istruzione Mariastella Gelmini e dell’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, quello del Turismo Michela Vittoria Brambilla. I sottosegretari Daniela Santanché e Laura Ravetto, il governatore Roberto Formigoni, l’europarlamentare Licia Ronzulli, il presidente della Provincia Guido Podestà, il coordinatore regionale Mario Mantovani. E il sindaco Letizia Moratti che, in ritardo perché impegnata al galà di Palazzo Marino per i cinquant’anni del Salone del mobile, si becca la battutaccia del premier («Allora per lei bunga-bunga doppio»). Lei incassa, insieme alla promessa di Berlusconi di appoggiare la sua scalata e la certezza che «a Milano si vincerà al primo turno». Fra i primi ad arrivare a Lesmo, invece, la consigliera regionale Nicole Minetti. «Un Berlusconi in grande forma - racconta un invitato - Sereno e carico. Determinato». Nonostante la «mattina trascorsa in tribunale». E, preso il microfono, parla del suo processo come di un’inutile follia. E della necessità di una riforma della giustizia e della Consulta. Perché non si può più perdere tutto questo tempo davanti ai magistrati «per un fatto assolutamente non provato». Rilancia l’estrazione a sorte dei componenti del Csm. Ed è pronta anche la stoccata a Gianfranco Fini. «Ho tutti contro», spiega. Anche Fini che ha fatto un patto con i magistrati. Dispiacere perché «l’Europa sta lasciando sola l’Italia» ad affrontare il dramma dei profughi e i problemi legati all’immigrazione clandestina dai Paesi del Maghreb. «Ma noi ce la faremo». Nessun problema anche all’interno del Pdl. «Siamo tutti uniti, anche Claudio Scajola che ho sentito. E tutti insieme con tutte le anime che compongono il Pdl, siamo e saremo la maggioranza».
Dovunque i tulipani coloratissimi, perché la botanica resta una grande passione di Berlusconi. Da coltivare anche a villa Gernetto che il premier spiega da settembre diventerà l’Università del pensiero liberale. Oltre che, al primo piano, sua residenza privata, ma dal profilo soprattutto istituzionale. Compreso giardino terrazzato e bosco, fanno in tutto 350mila metri quadrati per un progetto, quello dell’università, che sta per realizzarsi. Cinquantaquattro studenti di tutta Europa, (27 ragazzi e 27 ragazze) che dopo una durissima selezione potranno frequentare i corsi di un master il cui primo professore sarà Tony Blair. Ma gli altri saranno Josè Maria Aznar, George W. Bush, Mikhail Gorbaciov, Bill Gates e Junichiro Koizumi.
Prima della violinista, la cantante cubana intona New York, New York e una napoletana la classicissima Malafemmena. Berlusconi non perde l’occasione e ripesca il repertorio francese «di quando andavo alla Sorbona e per mantenermi a Parigi cantavo nei locali».

Poi, tutti insieme, sulle parole di Renato Zero I migliori anni della nostra vita. Chiusura con il regalo degli invitati. Un toro di Swarovski con un biglietto ed esplicita goliardica allusione agli attributi. Dell’animale e del premier. «Silvio, vai avanti».

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