Torino - Giornata torrida per le panchine di serie A e B. In rapida successione ieri sono saltati Alberto Zaccheroni (Torino), Franco Colomba (Cagliari), Rolando Maran (Bari) e Andrea Agostinelli (Triestina). Al loro posto, Giovanni De Biasi, Marco Giampaolo, Giuseppe Materazzi e Franco Varrella.
Presidenti nevrotici o magari solo preoccupati. Di sicuro protagonisti. Di scelte anche particolari, come quelle che riguardano Torino e Cagliari, squadre che - scherzi del destino - si affronteranno domani all'Olimpico in una partita che proporrà sensazioni particolari ai loro allenatori per primi. Già, perché De Biasi e Giampaolo erano i «vecchi» tecnici delle due squadre: uno cacciato lo scorso 7 settembre, una manciata di giorni prima dell'inizio del campionato, l’altro venne messo alla porta appena prima di Natale. Ieri un ritorno da vincitori morali e non solo nei confronti di Cairo e Cellino. A Zaccheroni sono state fatali le sei sconfitte consecutive, a Colomba un bilancio di due vittorie, un pareggio e cinque ko, l'ultimo in casa contro la Lazio. «Riparto da dove ho lasciato - ha esordito De Biasi -, dalla vittoria nei playoff dell'11 giugno che ci ha permesso di salire in A. Non ho rivincite da prendermi: dovremo ritrovare entusiasmo e riappropriarci dell'orgoglio di vestire la maglia granata. Abbiamo dei valori, dovremo tirarli fuori remando tutti nella stessa direzione. Quello che dice l'allenatore è Vangelo: chi lo accetta bene, gli altri si perderanno per strada. A me piace rischiare ogni tanto, ma per aspettare il Toro ho detto no ad altre sei squadre».
Cairo, al suo fianco, parla di «bagno di umiltà e di amicizia con De Biasi. Abbiamo chiarito i nostri vecchi dissapori, siamo pronti a ripartire: se l'ho richiamato, è perché evidentemente è stata sbagliata la scelta di puntare su Zaccheroni, tecnico valido che però non era forse adatto a un ambiente come il nostro. De Biasi era l'unica alternativa possibile». Anche perché sia De Biasi sia Zaccheroni hanno un contratto garantito fino a giugno 2008 e le casse del Toro non sono certo quelle di Moratti. «Se sono qui, è perché credo nella salvezza - ha detto De Biasi -. Nella vita tutto serve per fare esperienza: mi sono goduto la famiglia e ho viaggiato tanto, imparando parecchio e scoprendo nuovi giocatori». Lo aspettano uno spogliatoio bollente, un Rosina da ripulire e ripresentare al mondo dopo la vicenda delle pagelle dissacranti - pubblicate dal suo sito Internet - nei confronti di compagni di squadra e allenatore i giorni successivi a Lazio-Toro, un Cagliari che guarda caso ha osservato dal vivo domenica: «Ero in Sardegna nelle vesti di telecronista e stop», rivela lui. Chiamato da Cairo lunedì, precipitatosi in piena notte nella casa del patron e rimesso in sella al Toro.
Giampaolo, dal canto suo, aveva un bilancio di 2 vittorie, 10 pareggi e 4 sconfitte quando Cellino gli ha mostrato la porta: ieri, 72 giorni dopo il suo allontanamento, è tornato a essere la guida del Cagliari. «Voglio ringraziare la città e i tifosi per la solidarietà che mi hanno dimostrato in questi mesi. Non immaginavo di entrare nel cuore della gente in così poco tempo: questo mi rende orgoglioso».
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