Torregiani: "Una decisione ignobile"

La rabbia dei parenti delel vittime di Cesare Battisti. Sabbadin: "Mio padre non avrà mai pace". La figlia di Santoro: "Sono sconvolta, senza parole". Campagna: "Così mio fratello è stato ucciso per la terza volta"

Torregiani: "Una decisione ignobile"

La decisione di liberare Cesare Battisti "non mi ha più di tanto sorpreso, me l’aspettavo". Lo dice intervenendo ai microfoni di Start-Rai Radio 1, Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 a Milano e che si trova in sedia a rotelle perchè ferito in quello stesso agguato per il quale Battisti è stato condannato come uno degli organizzatori. Per Torregiani "stavolta la sentenza è quasi assoluta. Sembra quasi che i giudici si siano riuniti solo per scarcerarlo: c’è stata troppa fretta. Una fretta che colpisce. È una cosa ignobile e assurda in ogni civiltà". Ora, osserva, "è libero e può girare come gli pare e piace e siccome è un delinquente si nasconderà". Il figlio del gioielliere ucciso ha commentato favorevolmente la scelta italiana di ricorrere alla Corte dell’Aja: "Ci siamo sentiti con Frattini - ha rilevato - e mi sembra un buon primo passo". Ha quindi auspicato altre manifestazioni come quella che si è svolta mesi fa sotto l’ambasciata del Brasile a Roma: "Anche senza che sia io a organizzarle - ha proseguito - credo che qualunque cittadino italiano voglia esporre il proprio sdegno sulla questione: bisogna dare un grosso segnale al Brasile e al mondo intero, perchè la giustizia non può essere calpestata da giudici amici dell’amico. Noi non ci fermiamo qua".

Campagna: "Mio fratello ucciso per la terza volta" "Oggi l’hanno ucciso per la terza volta: la prima nel ’79, per mano di Cesare Battisti; la seconda in questi 30 anni di oblio; la terza, infine, con il verdetto che arriva dalla Corte suprema brasiliana". Maurizio Campagna, fratello dell’agente Andrea Campagna ucciso 32 anni fa in un agguato a Milano rivendicato dai Proletari armati per il comunismo, commenta all’Adnkronos il no all’estradizione di Battisti deciso dalla Corte Suprema brasiliana. "È una beffa - tuona - Oggi andrò dove hanno ammazzato mio fratello, colpito da una pistola impugnata dallo stesso Battisti in via Modica, a portare un mazzo di fiori, perchè oggi l’hanno assassinato nuovamente", ribadisce. "Andrea aveva 25 anni quando venne ammazzato, reo di esser stato visto in tv mentre arrestava dei terroristi coinvolti nell’agguato di Torregiani. Era un proletario, un semplice poliziotto - ricorda - eppure è stato ammazzato dai Proletari armati per il comunismo".

La figlia di Santoro: "Senza parole" "Sono senza parole". È il primo commento pronunciato a caldo, dopo la scarcerazione di Cesare Battisti, di Alessandro Santoro, figlio di Antonio, il direttore delle carceri di Udine assassinato il 6 giugno 1978 dall’ex terrorista rosso. "Sono senza parole - spiega Santoro - non solo perchè tocca la storia mia, dei miei familiari e di tutti i parenti delle vittime; mi turba anche per l’impunità che concede a Battisti. È questo, per me, il tema centrale della decisione, presa a maggioranza e senza fondamento giuridico". Secondo Santoro "è un atto di forza e di potere di un Paese crescente, che rende legittimo un atto di forza e di violenza di quegli anni ’70. Credo che in questo momento si dovrebbe anche stare in silenzio. La decisione aggiunge a una ferita mai chiusa un’ombra di irrazionalità, lo spettro dell’impunità che indebolisce la fiducia nelle relazioni democratiche internazionali". Santoro, che ha seguito in diretta durante la notte la sintesi della decisione fornita dal presidente della Corte suprema, ha sperato fino all’ultimo nella possibilità di una composizione di questa difficile situazione. Ora, però, non spera più nella possibilità di vedere Battisti scontare la sua pena nelle carceri italiane, neanche dopo l’annuncio della Farnesina di rivolgersi alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja. "Ormai per l’estradizione di Battisti senz’altro non si può fare nulla, perchè il tribunale dell’Aja può solo dichiarare una versione autentica di interpretazione di un trattato bilaterale tra i due Paesi, forse poteva creare una soluzione politica prima della discussione del caso. Non so perchè non ci sia stato prima un incontro tra Italia e Brasile". Ma Alessandro Santoro prende le distanze da chi già invoca il boicottaggio del Brasile. "Il Brasile è un grande Paese che io stimo - conclude - questa non è una partita di calcio, come pure è stata talvolta presentata, è una cosa molto più preoccupante". 

Sabbadin: "Mio padre non avrà mai pace" "Mi è crollato il mondo addosso, papà non avrai mai pace". Un grido disperato quello di Adriano Sabbadin, oggi 49enne, figlio di Lino che nel febbraio del 1979 venne ucciso senza pietà nel suo negozio di macellaio a Caltana di Santa Maria di Sala da un commando di Proletari Armati per il Comunismo. La notizia della liberazione in Brasile di Cesare Battisti, il leader del gruppo terroristico che uccise Sabbadin e che si macchiò di altri gravi delitti, colpisce il figlio Adriano: "È uno schiaffo in faccia" - si sfoga Sabbadin che stamattina, come sempre, è al lavoro nella stessa macelleria dove fu ucciso suo papà. "Sono arrabbiato, indignato, non c’è giustizia, non c’è dignità, mancano i valori della nostra democrazia". E ancora: "il governo brasiliano si è comportato schifosamente". "Fino all’ultimo abbiamo sperato in un esito contrario - dice ancora Adriano che parla anche a nome delle sorelle Adriana e Roberta e di tutti i suoi familiari che attendono giustizia da 42 anni -. Dicevamo: speriamo che qualcuno ci aiuti perchè la situazione è insostenibile". La notizia è arrivata nella notte con una telefonata di un giornalista. "Quel brutto giorno con mio padre in negozio c’ero anch’io - ricorda Sabbadin -. Avevo 17 anni". Lino Sabbadin fu "punito" dai terroristi con un’esecuzione a freddo pianificata dopo una precedente rapina in cui il macellaio aveva sparato uccidendo un rapinatore. Un fatto mai dimenticato a Caltana che proprio domenica intitolerà la sua piazza principale a Lino Sabbadin, vittima dei Pac e al compaesano Nazzareno Basso, una delle vittime della strage di Bologna del 1980. "La cerimonia non sarà offuscata da queste brutte notizie - dice Adriano Sabbadin - ma la renderanno ancora più forte".

Questa mattina il macellaio di Caltana ha ricevuto la visita del sindaco del paese Paolo Bertoldo che ha portato la sua massima solidarietà alla famiglia. E solidarietà viene anche dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia. 

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