da Roma
Ivan Basso costretto a fare retromarcia per paura. E per probabili pressioni ricevute dallesterno. «Aveva il timore che gli venisse tolto il Giro 2006, che fosse estromesso dallambiente e perdesse il lavoro, ma anche di possibili danni fisici, perché nelle corse la cosa più facile è finire dentro un fosso...», sostiene il capo della procura antidoping del Coni, Ettore Torri. Che in una conferenza stampa, nella quale fa il punto sullOperacion Puerto, si dichiara deluso dal comportamento del ciclista varesino. «Non era sincero, Basso aveva deciso di parlare per convenienza - sottolinea Torri - perché pensava di ottenere uno sconto di pena. Nel primo interrogatorio aveva negato tutto, nel secondo aveva iniziato a parlare, ammettendo una parte delle proprie responsabilità, cioè di essere andato da Fuentes e di essersi fatto estrarre il sangue, allo scopo di farselo successivamente trasfondere. Questo sangue, secondo lui, è rimasto a Barcellona e non è stato mai richiesto. Aveva detto che era disposto a fare dei nomi, cosa che doveva avvenire nel terzo interrogatorio, ma ha fatto retromarcia».
La prima fase dellindagine si è conclusa, ma i risultati sono meno brillanti di quello che ci si sarebbe aspettati. «Non parlerei di battaglia persa, ma solo iniziata. Le minime risposte date da Basso e da Scarponi (laltro pentito) sarebbero state sufficienti per il deferimento, ma abbiamo deciso di rinviarlo. La sospensione in via cautelare può durare un massimo di 120 giorni». Torri ha auspicato la collaborazione con le Procure che hanno aperto fascicoli sul caso: «Speriamo che possano emergere nuovi elementi, ho parlato con i sostituti procuratori di Bergamo e di Roma.
Intanto è stato deferito Alessandro Kalc, il presunto «corriere» che non vuole più essere interrogato.
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