"Una Tosca fedele a Puccini. Le critiche? Sono abituato"

L'opera debutta venerdì 18 a Torre del Lago. Alfonso Signorini: "Chi mi definisce allievo di Zeffirelli mi fa un complimento"

"Una Tosca fedele a Puccini. Le critiche? Sono abituato"
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Al primo giorno di prove della sua prima regia lirica tutti schierati in scena ad aspettarlo: cantanti, orchestrali, coristi al gran completo - l'ingresso in scena di Alfonso Signorini fu accolto da un "gelo spaventoso". Ma c'era da aspettarselo. "Era il 2017, debuttavo con Turandot. Così dissi a quei signori: va bene: sono il direttore di Chi, il presentatore del Grande Fratello. Se fossi in voi, penserei di me le stesse cose che pensate voi. Però almeno mettetemi alla prova". E un corista, di rimando: "Ok, noi non facciamo i direttori di Chi. Però Belèn interessa anche a noi".

Da allora sono passati otto anni, altre dodici regie. E venerdì a Torre del Lago, per il settantunesimo Festival Puccini, lei firmerà la tredicesima: Tosca. I pregiudizi su Signorini all'Opera durano ancora?

"Durano si; eccome se durano! Lo ammetto: quando accettai quella Turandot non sapevo neppure cosa fosse una quinta teatrale. Però quando per spiegarmi ai coristi suonai Gira la cote al piano, quelli sbalordirono: Ma come? Lei conosce la musica?. E quando per Bohème dissi a Vittorio Grigolo e Juliana Grigorian che i veri protagonisti non erano loro, ma la musica di Puccini, li misi in crisi. Però poi vennero da me per dirmi: Avevi ragione tu. E tu sei stato il primo a dirci una cosa del genere".

Cantata da Aleksandra Kurzac, Roberto Alagna e Luca Salsi, che Tosca sarà quella di Alfonso Signorini?

"Molto ispirata al dramma originale di Sardou, da cui è tratto il libretto. Tosca per me è Sarah Bernhardt, sua famosa interprete. Una diva. Che però da ragazzina (come racconta Sardou) pascolava le pecore. E dunque verace, quasi selvatica, nella sua passionalità. Caravadossi non sarà il solito tenore un po' scemotto: Sardou lo descrive amico di Voltaire, di David; quasi un intellettuale che dipinge per hobby. Secondo me conosce troppo bene Scarpia per non aver capito che la sua fucilazione sarà reale, e non simulata. E Scarpia somiglia ad un maniaco sessuale estremo: Sardou dice ha una camera di tortura personale. Viene da pensare che ci svolga dei giochi erotici alla Cinquanta sfumature di grigio. Un cattivo soggetto, insomma, da Me too ante litteram".

Dica la verità: davanti allo snobismo di un ambiente come quello lirico, molto ego-riferito e piuttosto elitario, non ha mai pensato "Ma che m'è venuto in mente? Chi me l'ha fatto fare?".

"Scherza? Mai! È tutto troppo bello, qui. Io mi ci diverto da morire!".

E la critica togata, quella più supponente, come l'ha trattata finora?

"In due modi. Con altezzosa indifferenza o con benevolente degnazione. Ma all'indifferenza sono abituato: faccio televisione, io figuriamoci! - ho le spalle larghe. E alla degnazione di chi sussurra Ah... un allievo di Zeffirelli, pensando di offendermi, rispondo che mi fa un complimento, invece. Anche perché dei registi rivoluzionari, che mettono il sigaro in bocca a Lady Macbeth o infilano la Traviata nell'ascensore, ne ho piene le tasche. E non credo d'essere l'unico".

Contrario a riletture e stravolgimenti di moda presso la maggior parte dei suoi colleghi, dunque?

"Ma certo! Io conosco la

musica, amo l'opera. Al contrario di molti di questi signori, che l'opera la usano solo per farsi un nome. Ma io, grazie alla tv, un nome già ce l'ho. Non ho bisogno di ricorrere alla regia lirica, io, per diventare qualcuno".

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