da Lodi
Lesito del voto ha superato le aspettative più ottimistiche dei vertici dellistituto, ma nellassemblea che ieri a Lodi ha segnato la fine della «banca dei lodigiani», dopo 140 anni di indipendenza, non sono state tutte rose e fiori. In qualche intervento non sono mancate parole forti. Protagonisti della svolta oltre 5.000 azionisti, arrivati in auto e in oltre 20 pullman al Palacastellotti un po da tutta Italia, Sicilia compresa. Con 1.600 persone solo dalla Toscana ad appoggiare in larghissima maggioranza il sì alla fusione. Gli interventi più accesi, come ovvio, quelli degli ultimi oppositori: cè chi ha chiesto le dimissioni del Cda e chi, invece, ha fatto riferimento a indebite pressioni sul voto in direzione della fusione. Modesto Volpe, imprenditore nel settore delle tlc, ha lamentato come nel nuovo Banco sia scarsissima lespressione del territorio. Gianluca Scotti, a nome del comitato Barbarossa, nato a difesa della lodigianità della Popolare, ha tuonato: «La banca ritorni a essere della nostra zona». Ma Dino Piero Giarda, sereno come al solito, a lavori conclusi ha sottolineato: «Almeno un 10% di contrari ce lo aspettavamo». Tutto liscio, dunque, anche se sulla fine dellassemblea ha pesato lombra di un incidente che ha coinvolto un pullman di soci di ritorno lungo la ex statale 235 tra Lodi e il casello dellAutostrada del Sole.
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