Roma - Ultime caselle da riempire e un vertice per scrivere un nome su quelle rimaste vuote. Lavoro mai stato così facile - assicurano gli interessati - grazie al fatto che il panorama politico è stato semplificato radicalmente dagli elettori. Alla coalizione formata da Popolo della libertà e Lega Nord restano da definire i particolari della futura squadra di governo, solo che questa volta le ultime mosse, più che dal manuale Cencelli, saranno dettate da esigenze simili a quelle degli altri governi europei: la presenza femminile, la competenza e la capacità di essere immediatamente operativi. Un gioco interamente in mano a Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi, che oggi si incontreranno a Palazzo Grazioli per una colazione di lavoro dedicata a incarichi e ministeri. Certi i numeri: «Sarà una squadra snella: tra ministri con portafoglio, senza e sottosegretari non supereremo le 60 unità, la metà dell’esecutivo attualmente in carica», ha sottolineato lo stesso Berlusconi.
Una delle ultime novità riguarda il leader del Carroccio che potrebbe affiancare Gianni Letta nel ruolo di vicepresidente del Consiglio. Forse con la delega alle Riforme. Ma anche senza, a seconda di quante posizioni chiave dell’esecutivo saranno assegnate alla Lega. Ieri si è fatto anche il nome di Roberto Calderoli come vicepremier, con la responsabilità delle Riforme che andrebbe a Bossi. Il Carroccio peserà comunque molto. Per Roberto Maroni si profilano incarichi di primo piano. Ieri si parlava di Attività produttive, ma non è tramontato nemmeno il ritorno al ministero dell’Interno, sull’onda degli otto punti percentuali ottenuti dal partito nordista. A far pendere la bilancia per quello che un tempo si chiamava ministero dell’Industria, il fatto che il dicastero ha anche la competenza per la Comunicazione, e l’orientamento sarebbe quello di non assegnarlo al partito del premier. Se dovesse prevalere questa ipotesi, allora al Viminale potrebbe finire un azzurro. Si fanno i nomi di Marcello Pera o Claudio Scajola. Voci, per il momento, visto che Berlusconi manterrà la lista riservata fino alla prossima settimana.
Ci sono caselle che rimangono vuote per necessità. Il voto per il comune di Roma ha ad esempio ritardato i giochi per il Welfare, mega ministero che, per effetto della riforma Bassanini, accorperà Sanità, Lavoro e Politiche sociali. Si fa il nome di Rosy Mauro, sindacalista della Lega. Ma resta in ballo anche Gianni Alemanno, sfidante di Rutelli a Roma. Senza contare che si tratta di un dicastero al quale sono interessate anche le categorie che gradirebbero un politico con un profilo da tecnico come Maurizio Sacconi. Ma non sono escluse soluzioni orientate alla Sanità, che favorirebbero un tecnico puro, magari un medico. Per alcune cariche i giochi sono fatti da tempo. Fini alla presidenza della Camera e Renato Schifani al Senato, Giulio Tremonti all’Economia, Stefania Prestigiacomo alle Pari opportunità, Lucio Stanca all’innovazione e Franco Frattini al ministero degli Esteri. Con un viceministro di An con responsabilità per il Commercio estero, ruolo che sembra ritagliato su misura per Adolfo Urso. Possibile Roberto Formigoni all’Istruzione, anche se per il governatore della Lombardia sarebbe spuntata anche la presidenza del Senato. Sempre più quotati Ignazio La Russa per il ministero della Difesa e Giulia Bongiorno per la Giustizia.
Da decidere l’Agricoltura che potrebbe
vedere il ritorno di Adriana Poli Bortone. In ballo anche un leghista, si fa il nome di Gianpaolo Dozzo, già sottosegretario. Due nomi azzurri per i Beni culturali: Paolo Bonaiuti e il coordinatore nazionale Sandro Bondi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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