Fra un mese Francesco Totti compirà 35 anni, in panchina sono andati tutti i più grandi fantasisti italiani, sopra tutti Baggio e Del Piero, lui non l'accetta. Ieri non si è allenato con i compagni, lavoro differenziato, palestra e fisioterapia: arrivato per primo al centro sportivo di Trigoria, indossava una maglietta indimenticabile, con la grande scritta: "Basta!". Il più esplicito dei messaggi al nuovo allenatore Luis Enrique, chissà se concordato con i mentori Maurizio Costanzo e Walter Veltroni. Venerdì, non dovendosi allenare, in auto aveva raggiunto Ilary, Cristian e Chanel in vacanza a Sabaudia.
Gli era capitato il turnover nelle due stagioni con Claudio Ranieri: nella primavera 2010 fu levato in un derby, poi vinto; l'anno scorso era in sovrappeso, trascorse il girone d'andata senza segnare su azione. A gennaio, a Marassi lo inserì con la Sampdoria avanti 2-1 a 4' dalla fine, suscitando il suo sarcasmo. Meglio con l'ex collega-amico Montella, che si presentò escludendolo dai titolari, proprio per dare un segnale. Totti aveva finito bene, non la Roma. Prandelli non gli chiude la porta a priori (come a Di Natale), ma da campione del mondo aveva lasciato la Nazionale (come Nesta) proprio per allungare i suoi record giallorossi. Ha il contratto sino al 2014, fa a gara di longevità con Del Piero. Spalletti ne fece un centravanti atipico senza discuterlo, Luis Enrique sembra farlo apposta: preferirgli il baby Caprari è autolesionistico, grottesco. Come scegliere Okaka per Borriello. Lo spagnolo ha carattere, anche troppo. Un conto è rovesciare il gioco della Roma per imporlo (Terim al Milan e Lucescu all'Inter sono stati esonerati), un altro lo spogliatoio.
I quattro soci della nuova proprietà americana si preoccupano, il Pupone resta il simbolo, interviene l'ad Claudio Fenucci. «Eccessiva l'enfasi per l'esclusione di Bratislava, in Europa League. Una scelta tecnica dell'allenatore che ha riguardato altri giocatori, al momento non esiste alcun caso Totti». Non sapeva della t-shirt provocatoria. In Slovacchia teoricamente aveva una contusione alla caviglia sinistra, è entrato a meno di 20' dalla fine, prima del gol dello Slovan. «La forza della nuova Roma è nei professionisti in grado di gestire qualsiasi criticità, all'interno del settore sportivo. E comunque non è questo il caso. Tutti i giocatori sono dentro al progetto, convinti che sia la strada giusta».
Viene in mente l'intervista uscita due lunedì fa sulla «Gazzetta del Sud», in cui Ranieri parlava di Totti pigro. Si era sbagliato il giornalista, dimenticando un «non» fatale, ma il ragionamento della nuova spalla tecnica Rai per le partite dell'Italia lo confermava. Forse indolenti sono in generale i giocatori della Roma, la preparazione fisica è stata parecchio pesante. Enrique, 41 anni, unica esperienza tre stagioni al Barcellona B, è troppo sicuro di sé: «Per nulla pentito delle scelte, solo applicandoci tutti al massimo potremo ottenere risultati». Ha perso il collaboratore Ivan de la Pena, l'ex bidone laziale tornato in Spagna per motivi familiari. Da capitano Totti si aspettava di apprendere l'esclusione in anticipo, non direttamente nella riunione tecnica.
«Non mettiamo le mani avanti - conclude Fenucci -, mancano giocatori e ci vuole tempo per assorbire la nuova filosofia di gioco: le risorse finanziarie ci sono, gli obiettivi sono chiari; concluderemo alcune operazioni messe in piedi».
Presentato ieri, sul tema l'argentino Lamela se la cava così: «Non sono sorpreso dalle scelte, rispetto le decisioni dell'allenatore».
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