Saint FlourGiro girotondo, casca il mondo
Sarà anche una festa il Tour, un gioco fantastico ed emozionante, ma "il tutti giù per terra" piace davvero poco ai corridori impegnati sulle strade di Francia.
Giro girotondo
Oggi finalmente riposo. Forse non succederà niente. Ma non è detto, visto che in questi primi dieci giorni è successo di tutto anche in tappe dove poco doveva succedere.
Per dirla alla Roman Kreuziger, corridore della Repubblica Ceca in forza alla kazaka Astana che da anni vive sul Lago di Garda «ho passato più tempo a terra che in bicicletta». A dirla così qualcuno potrebbe pensare che il ciclismo non sia sport particolarmente faticoso e avvalorerebbe la tesi di quei bontemponi che si divertono nel dire che il ciclismo non può essere sport particolarmente duro perché si pratica da seduti, ma a parte le battute o i paradossi, il ciclismo è sport duro per le salite, le discese, il vento, la pioggia e il gelo, ma anche e soprattutto per le cadute.
Giro girotondo
Si arriva al giorno di riposo (oggi la Grande Boucle si lecca le ferite, prima di puntare sui Pirenei da domani) con le ossa rotte, nel vero senso della parola. Tante le cadute, tantissimi i caduti alcuni dei quali sono stati costretti a lasciare per terra i sogni di gloria. A casa lo sloveno Janez Brajkovic, il britannico Bradley Wiggins e l'americano Chris Horner. Ieri a farne le spese e a tornarsene a casa con le ossa rotte e le pive nel sacco il belga Jurgen Van Den Broeck (frattura della scapola), l'americano David Zabriskie (frattura del polso) e il kazako Alexandre Vinokourov (frattura del femore). Tutti uomini che erano partiti dalla Vandea una settimana fa con chiare ambizioni di maglia gialla, o per lo meno di podio. Cadute che sono costate comunque care anche a Samuel Sanchez, a Levy Leipheimer, a Robert Gesink e Alberto Contador che anche ieri è stato costretto a mettere piede a terra (in tutto, per il momento è caduto quattro volte). «Si cade perché tutti vogliono stare nelle prime posizioni, ma tutti non ci stanno», dice laconico lo spagnolo che in ogni caso non sembra essere per sua stessa ammissione quello del Giro d'Italia.
Gli fa eco Ernesto Colnago, grande costruttore di biciclette, meccanico di Eddy Merckx, che ieri ha festeggiato la maglia gialla di Thomas Voeckler, il quale corre con biciclette made in Italy. «Il problema delle cadute è dato anche dai materiali - ci spiega Colnago -. Ruote in carbonio a profilo alto che con la pioggia non vanno bene, perché la frenata non è sicura. E poi gomme gonfiate a 10-12 atmosfere: troppo. Piccoli accorgimenti che fanno la differenza. Purtroppo il marketing prevale sulla tecnica. E i corridori cadono».
In questo Tour in caduta libera, ci hanno messo del loro anche i "suiveurs", quelli del seguito. Qualche giorno fa la moto di unagenzia fotografica americana aveva letteralmente disarcionato il danese Niki Soerensen, che si è trovato per terra suo malgrado.
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