Morzine - Mezzogiorno di fuoco, a las cinco de la tarde. Contador contro Armstrong: non è un faccia a faccia, ma è una resa dei conti. Dopo una convivenza impossibile, quella di un anno fa all'Astana, dove l'americano ha fatto la primadonna, e il madrileno ha incassato colpi bassi di ogni tipo, prima di portarsi a casa il secondo Tour, quest'anno i due si sono presentati a Rotterdam per dimostrare al mondo chi è il più bravo tra i due.
Una sfida interessante solo per chi di ciclismo sa poco, perché l'Armstrong dello scorso anno, ma ancor più quello di oggi, è poco più di un buon corridore. Poi, come spesso accade in questi casi, quando gli Dei ti abbandonano, la solitudine si fa più pesante.
Tre cadute in una sola tappa. Che il texano non fosse in palla lo si era capito anche l'altro ieri a Station des Rousess. Che una cisti al soprassella non gli consenta di pedalare al meglio lo ha confessato lui stesso. Che le accuse di doping che copiose giungono dagli States quotidianamente non gli facciano piacere, anche. Ma bisogna riconoscere che quella di ieri non è proprio stata una giornata fortunata per Lance Armstrong. Il texano, infatti, è finito a terra per ben tre volte: la prima dopo soli otto chilometri, nella quale ha riportato una ferita al braccio; la seconda volta a cinquanta chilometri dal traguardo con botta alla schiena; infine a -25 dal traguardo quando gli sono caduti davanti due spagnoli.
«Il mio ultimo Tour è finito», ha detto livido nel cuore e scuro in volto il texano. Triste davvero vedere una icona del ciclismo mondiale, che aveva dato l'addio al ciclismo come nessuno al mondo, trascinare la propria bicicletta verso Parigi come un Kluge qualsiasi. Su queste stesse strade, dove si erano consumate le ultime illusioni di Marco Pantani (fuga scellerata verso Morzine, culminata con crollo e una fuga nella notte, mai gradita al Tour), cala il sipario sulla storia bella di Lance Armstrong, colpevole di un ritorno che nulla ha aggiunto alla sua storia. Anzi.
Ieri pomeriggio Contador non ha vinto, ma ha regolato con i suoi compagni di squadra (Astana) un personalissimo conto che era rimasto aperto con il texano. Armstrong in affanno ad inseguire, gli Astana tutti a tirare come ossessi. Alle cinque della sera, Contador - soltanto quinto sul traguardo, alle spalle del lussemburghese Andy Schleck, dello spagnolo campione olimpico Samuel Sanchez, di Gesink e Kreuziger -, era il volto della soddisfazione. «Missione compiuta», dirà il madrileno.
Molto felice Andy Schleck, per la vittoria di tappa ad Avoriaz e per il secondo posto nella generale a soli 20" da Evans. Anche il campione del mondo è l'immagine della gioia. Dopo due anni, l'australiano si gode la maglia gialla (la sesta della carriera dopo le 5 del 2008). Sorride anche il nostro Ivan Basso. Tappa di contenimento la sua. Arriva ad Avoriaz con il gruppetto Contador. Il varesino, che alla partenza era 27°, ora è 13° a 2'41" dalla maglia gialla. «Chi soffre qui, non soffre là», dice Kreuziger, compagno di squadra di Ivan. Come dire: chi ha sofferto sulle Alpi, non soffrirà sui Pirenei, e Basso li aspetta fiducioso. Oggi il Tour riposa.
Arrivo: 1. A.Schlek (Lus) in 4.54’11’’, 2. S.Sanchez (Spa) st, 3. Gesink (Ola) a 10’’, 5. Contador (Spa) st, 6. Evans (Aus), 9. Basso (Ita), 39.
Armstrong (Usa) a 13’26’’, 98. Cunego (Ita) a 45’14’’. Classifica: 1. Evans (Aus), 2. A.Schleck (Lus) a 20’’, 3. Contador (Spa) a 1’01’’, 4. Van den Broeck (Bel) a 1’03’’, 5. Menchov (Rus) a 1’10’’, 13. Basso (Ita) a 2’41’’.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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