Pettinati con una scrupolosa riga laterale, camicia bianca (preferibilmente a maniche corte), cravatta scura e due armi implacabili sempre pronte: un sorriso a trentasei denti e, naturalmente, "il Libro". Si presentano così, i Mormoni (o, come preferiscono definirsi loro, "la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni") al campanello delle case (dei paesi anglosassoni, per lo più) per convertire la gente alla "verità". In questo caso il profeta da citare è Joseph Smith, americanissimo che nell'Ottocento diede vita a una religione altrettanto americana. La sua storia può essere presa sul serio o far sorridere, e gli autori di "The Book of Mormon" prendono la seconda strada, dando vita a un musical che oggi è certificato per la sua longevità (5.447 rappresentazioni nel mondo) nella Top 10 assoluta, dietro a titoli monumento come "Phantom of the Opera", "Les Miserables", "Chicago", "The Lion King" e pochi altri). È a tutti gli effetti un'opera irresistibile e travolgente ricca di comicità e giocosamente blasfema quella scritta da Trey Parker e Matt Stone, menti della serie tv animata "South Park", e musicata da Robert Lopez.
La buona notizia è che "The Book of Mormon" in tour mondiale da diversi mesi passa finalmente dall'Italia in edizione originale e orchestra dal vivo: Milano unica tappa nazionale, al Teatro degli Arcimboldi da questa sera al 21 dicembre. Per gli appassionati di musical, un must. La storia? Due curiosi missionari il belloccio e ottimista Price (Adam Bailey) e il disordinato mentitore seriale Cunningham (Sam Glen), vengono spediti a fare apostolato nel luogo che mai avrebbero immaginato: non a Orlando, Florida, presso educati pensionati, ma in Uganda, terra di signori della guerra, banditi, capivillaggio violentatori, e una popolazione che, per tutte le disgrazie che ha, canticchia motivetti contro Dio e fa pure il dito medio verso il cielo. La missione sarà improba a dir poco, costruita come hanno affermato gli autori per "generare una risata ogni cinque minuti".
Lo show giunge in Italia in lingua originale ma, assicura l'attrice e cantante Nyah Nish, che dà volto e voce alla dolce africana Nabulungi, "abbiamo visto in altri paesi, che l'audience afferra la storia e si lascia colpire dai numeri dello show, che sono davvero spettacolari".
C'è anche una comicità fisica che va dritto al bersaglio, mentre brani come "Hello" (nel prologo) e "I Believe" si inchiodano nella memoria. E i Mormoni, come la prendono? Incredibilmente bene: nei paesi anglosassoni si presentano addirittura fuori dai teatri per promuovere il loro Libro.
Il segreto di tutte queste vibrazioni positive? È ancora Nyah Nish a spiegarlo al Giornale mesi fa in una tappa a Glasgow: "Ha un messaggio molto
positivo di comprensione reciproca, fa satira intelligente su come l'uomo bianco vede l'Africa e pensa di salvarla, infine sulle prime mostra i Mormoni come sciocchi e vacui, ma alla fine te li fa apparire estremamente amabili".