Non vogliono Ivan Basso al Tour. Non vogliono lui e quanti sono sospettati, dallo scorso mese di giugno, di aver fatto ricorso alle cure di Eufemiano Fuentes, il ginecologo delle Canarie esperto di emo-doping. I francesi e parte dei team di Pro Tour (quattro formazioni francesi e due tedesche) non vogliono l’ultimo vincitore del Giro, nonostante un tribunale sportivo lo abbia ritenuto totalmente estraneo alla vicenda.
A scatenare di nuovo la polemica è Christian Prudhomme, direttore del Tour, che a L'Équipe dichiara che chiederà alle squadre di non convocare (si correrà dal 7 al 29 luglio) corridori coinvolti o sospettati nell'«Operacion Puerto», perché «non graditi» all'organizzazione.
«Le informazioni provenienti dalla Germania e riguardanti Jan Ullrich (sue le nove sacche di sangue rinvenute nel laboratorio di Fuentes), hanno fatto innalzare il livello dei sospetti sui corridori coinvolti. E di fronte a queste notizie il mondo del ciclismo non può restare con le braccia conserte», ha detto Prudhomme. Il patron ha aggiunto di aver già indetto per martedì (vigilia della Freccia) una riunione per parlarne con tutti i team manager. «Bisogna che tutti si lavori assieme: ne va della credibilità di tutto il movimento».
Gian Luigi Stanga, team manager della Milram di Alessandro Petacchi ed Erik Zabel, reagisce con compostezza e lucidità alle esternazioni di Prudhomme. «La Aso prenda posizione ma non coinvolga i team. La magistratura italiana, sul caso Basso, si è già pronunciata con un non luogo a procedere e noi che cosa facciamo? Ci continuiamo a dare sonore martellate sulle dita. Mi risulta che tutti i corridori coinvolti in questa vicenda hanno dato la disponibilità a sottoporsi all’esame del Dna qualora ci sia un magistrato che glielo chieda: bene, si faccia avanti un magistrato».
Nessun problema dal fronte Giro d’Italia. «Basso ha dato la propria disponibilità a fornire il Dna qualora ce ne fosse bisogno: allora dove sta il problema? Se mai glielo chiederanno, lui è pronto» spiega Angelo Zomegnan, direttore della corsa rosa.
E non meno chiaro è l’appello che Stanga rivolge al massimo organismo mondiale dello sport. «Che il Cio si muova e approfondisca. Ho letto in questi mesi su siti e quotidiani spagnoli nomi non solo di calciatori del Real e del Barcellona, ma anche di tennisti coinvolti in questa vicenda tutt’altro che chiara. I sospetti però valgono per tutti. L’esame del Dna non deve essere circoscritto ai ciclisti».
Da parte sua Johan Bruyneel, team manager della Discovery Channel di Ivan Basso, ribadisce la propria stima per il corridore varesino e si dice sereno. «Ivan è pronto a sottoporsi all’esame del Dna. A una condizione: che un magistrato glielo chieda. Per noi, quindi, non cambia nulla. Ivan è pronto a correre e noi lo faremo correre».
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